Il nuovo partito di Berlusconi: nome semplice e tanti giovani. I promossi e gli “epurati” dal Pdl

Pubblicato il 29 Dicembre 2010 - 09:50 OLTRE 6 MESI FA

Silvio Berlusconi pensa a un nuovo partito per vincere ancora

Anno nuovo, nome nuovo e, possibilmente, anche qualche faccia nuova. Silvio Berlusconi lo sa: con tre deputati e la Lega nord che ogni giorno ripete “Federalismo e voto” non si governa. E quindi il cavaliere si arma per la tenzone delle urne. Di presentarsi col “vecchio Pdl” (ha tre anni, ma nella politica al tempo di Berlusconi sono già troppi) non se ne parla: serve un’operazione di restyling, con tanto di nuovo nome e di spostamento di cariche.

Quello che non si discute, è impossibile anche solo pensarlo, è la leadership di Berlusconi: il resto, invece, è quasi tutto in ballo. A cominciare dal nome. Spiega il quotidiano La Stampa che Berlusconi non vuole il solito vecchio acronimo (Pdl, Psdi o Dc per intenderci). Qualcuno dovrebbe spiegargli che l’acronimo viene “naturale” una volta viene scelto il nome, ma è un dettaglio. Il colpo in canna, archiviata l’idea di rispolverare “Forza Italia”  dovrebbe essere quello del nome composto da un’unica parola. Libertà è il più gettonato. Mette al riparo dall’acronimo, ma non dalla possibilità che i parlamentari vengano chiamati “libertini”.

Ma Berlusconi non ha in mente solo il nome nuovo, vuole un bel valzer di facce e incarichi. Dei tre coordinatori attuali, (Sandro Bondi, Ignazio La Russa e Denis Verdini) sembra stabile solo l’ultimo, nonostante qualche grana giudiziaria di troppo. Bondi avrebbe deluso nella veste di doppio incarico (è anche ministro) mentre La Russa non piace “per quella faccia un po’ così” e soprattutto per quella irrinunciabile tendenza ad insultare gli avversari (dagli studenti “vigliacchi” di Santoro ai passanti milanisti “colpevoli” di fare osservazioni sull’Inter).

Tira aria di ridimensionamento anche per le “donne capricciose” Mara Carfagna e Stefania Prestigiacomo. Resiste, anche se in bilico, Daniela Santanchè, quella che facendo campagna elettorale contro il premier alle ultime politiche aveva spiegato in modo sobrio che Berlusconi vede le donne “solo orizzontali”. Eppure resiste, nonostante non sia esattamente quel modello di sobrietà rassicurante che vorrebbe il Cavaliere.

Situazione difficile per Claudio Scajola. La vicenda della casa dal prezzo sconosciuto ha lasciato il segno. La difficoltà sta nel fatto che Scajola conta: spiega sempre la Stampa che ha dalla sua una cinquantina di parlamentari. Basteranno?

In ascesa, invece, è prima di tutto Angelino Alfano, il ministro che ha fatto i salti mortali per assicurare al premier ciò che più sta a cuore: lo scudo. In rialzo anche Maurizio Lupi che ha il vantaggio di essere vicino a Comunione e Liberazione, con cui il premier vuole legami solidi. Nell’elenco degli intoccabili anche Mariastella Gelmini, Altero Matteoli e Maurizio Gasparri.

Infine i giovani. Il premier ha più volte spiegato che nel partito vorrebbe essere l’unico vecchio. L’idea, quindi, è quella di svecchiare il partito attingendo ad Atreju e non solo. Impresa non facile persino per Berlusconi: quella del parlamentare e del funzionario di partito non è una vita che si abbandona volentieri.