Berlusconi, i quattro “non angeli” e il padreterno giustizialista

Pubblicato il 20 Luglio 2010 - 14:14| Aggiornato il 21 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA

“Su cento persone, una, due, tre, anche quattro, che non siano angeli, si trovano sempre. In qualsiasi categoria, nei carabinieri come tra i sacerdoti, come in altri settori”. Tra gli “altri settori” il capo del governo e leader del Pdl include ovviamente ministri, sottosegretari e dirigenti del suo partito. Provando a contare i “non angeli”, quelli a cui la cronaca ha sporcato le ali, si arriva presto a più di quattro, anche restando dentro il cerchio stretto di ex ministri, sottosegretari e coordinatori vari. A memoria e restando alle ultime settimane: Scajola, Lunardi, Cosentino, Dell’Utri, Verdini, Caliendo… Ma si dia pure per buona la cifra di Berlusconi: quattro su cento. E si dia per buono anche il metro con cui Berlusconi misura, anzi sgonfia, la cosiddetta “questione morale”. Non “cassetta intera di mele marce” come pure si è lasciato sfuggire Tremonti. E neanche astratta e generica denuncia come fa Fini che parla di “Gente inadeguata nelle istituzioni”. Solo e soltanto l’eterna realtà per cui anche in paradiso quattro diavoli sempre si trovano.

A suo tempo li trovò anche il padreterno, appunto lassù in paradiso. Dove appunto erano tutti angeli. Fino a che il padreterno non si accorse che quei quattro razzolavano assai male. Allora li cacciò dal paradiso. Un padreterno evidentemente “giustizialista”, frettolosamente ed esageratamente giustizialista. Non così il premier che i “quattro non angeli” che sempre si trovano ovunque al governo li tiene fino a che non ci mette la coda e lo zolfo quel diavolo di Fini e fino a che l’arcangelo Bossi non si stufa di vederli. Dal partito, dal Pdl, i “quattro non angeli” non li muove nessuno, nessuno li mette alla porta. E’ questa la differenza tra il premier padreterno e quell’altro, il padreterno giustizialista.