Pdl sempre più a rischio: Berlusconi vuole mettere le cose in chiaro

Pubblicato il 14 Ottobre 2010 - 20:34 OLTRE 6 MESI FA

Tra le grane non secondarie che Silvio Berlusconi si trova a dover gestire a causa del divorzio politico da Gianfranco Fini, c’è quella che qualcuno definisce la “balcanizzazione” del Pdl, che lo stesso Cavaliere ha stigmatizzato quando nei giorni scorsi ha rivendicato che è il partito a non funzionare, non certo il governo. In un ufficio di presidenza, nei primi giorni della settimana, il premier proverà a mettere un po’ in ordine le cose, iniziando con la nomina dei nuovi coordinatori provinciali e regionali. Non è intenzione di Berlusconi toccare invece quelli nazionali, o almeno non per adesso.

Ma il presidente del Consiglio con fastidio osserva l’agitarsi delle acque nel partito, il muoversi di truppe che non vogliono farsi trovare impreparate ad eventuali nuovi equilibri, il federarsi di “correntoni” che sommano i più disparati scontenti. E forse proprio per questo, come fa ogni volta che vede il partito puntare i piedi, il Cavaliere ricorda a tutti che lui ha ben governato ed ha il consenso della gente, agitando come spauracchio un rinnovamento di immagine per il futuro, affidato ai più freschi circoli, club, team e promotori della Libertà.

Una delle questioni che agitano il partito è la messa sotto accusa di Ignazio La Russa e Maurizio Gasparri – da sempre “berluscones” e dioscuri della Destra Protagonista in An, oggi rispettivamente coordinatore e capogruppo Pdl al Senato – per aver spinto Berlusconi ad una rottura con Fini, per molti evitabile sul piano umano e politico. Un “correntone” di ex An ed ex Fi contesta loro la pretesa di voler adesso gestire le truppe di Alleanza Nazionale rimaste fedeli a Berlusconi dopo l’uscita dei 36 finiani.

Tre sere fa all’Hotel de Russie, in una clamorosa lite tra La Russa ed il capogruppo Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto, il ministro ha chiarito che un suo passo indietro è da escludersi e comunque sarebbe ipoteticamente possibile solo se a prendere il suo posto fosse Gasparri. Ne è nata una lite, anche sulla revisione del 70-30 che regolava i rapporti tra Fi ed An dopo la nascita del Pdl. Se d’ora in poi si deve trattare tutto con i 36 finiani – ha alzato la voce La Russa – allora li facciamo anche noi i gruppi autonomi e vediamo alla fine chi pesa di più. Chiaramente solo un’iperbole, ma Cicchito se l’e’ legata al dito.

Oggi La Russa non vuole neppure commentare la cosa: ”Chiedetemi cosa ho detto sull’Afghanistan, non soltanto di queste fesserie, di questi inutili gossip”. Maurizio Gasparri invece si pronuncia, non certo non per confermare che davvero una scissione sia nell’ordine delle cose. ”Più ci si parla e più si è uniti, senza ipocrisie: nessun nuovo gruppo, ma un dialogo per cercare di realizzare una maggiore coesione”, misura attentamente le parole.

Nel “correntone” che vuole arginare lo strapotere della coppia La Russa-Gasparri finiscono gli azzurri contrari alla rottura con Fini, gli alemanniani che non vogliono ora dover rispondere ai due ex colonnelli di Destra Protagonista, e soprattutto la corrente forzista di “Liberamente” (Frattini, Gelmini, Carfagna, Prestigiacomo). Ma più in generale, nel Pdl, c’è il malcontento di tutti i giovani, che vogliono contare di piu’ nel partito, spazzando via la vecchia guardia, gli ex colonnelli aennini ed azzurri che sbarrano il passo alla crescita delle nuove leve. Da registrare in proposito il gelo tra La Russa e il giovane ministro Giorgia Meloni, dopo le voci estive di un nuovo triumvirato per gestire il Pdl (Gelmini, Alfano, Meloni).