Berlusconi scherza: “La Rai cambi, o interrompo il contratto di servizio pubblico”

Pubblicato il 8 Giugno 2010 - 11:56 OLTRE 6 MESI FA

Non tutti hanno la stessa voglia di scherzare del nostro presidente del Consiglio. Per esempio c’è chi fa fatica a cogliere la sottile ironia sulla Rai di un ministro dello Sviluppo Economico, carica che per inciso al momento Berlusconi esercita ad interim e che si è autoattribuito dopo il suicidio politico di Scajola. “Se la Rai non cambia e non smette di essere così faziosa contro la maggioranza sono quasi quasi tentato di non firmare il contratto di servizio pubblico” ha detto allegramente entrando all’assemblea della Federalberghi. Il tono usato era assolutamente scherzoso, assicura qualcuno presente in sala.

Ma è una commedia edificante e spassosa che il ministro dello Sviluppo Economico, che è anche il primo ministro, che ha potere  sulla Rai, che è tuttora il mero proprietario del maggiore competitore della Rai, insomma che ha il potere assoluto sul sistema televisivo italiano arrivi a minacciare di interrompere il contratto di servizio pubblico dell’azienda pubblica, cioè la sua ragione sociale? Parlare di conflitto di interessi è ovviamente anacronistico e poco elegante, secondo il nuovo galateo politico ormai consolidatosi. Ma a forza di ridere l’ombrello di Altan  spinge sempre più su. Non s’era detto, e l’indicazione tassativa proveniva dalla Presidenza della Repubblica, che l’interim doveva durare il tempo strettamente necessario a trovare un sostituto a Scajola? Sempre per buttarla sul ridere, quanto dura il suo concetto di provvisorio?

Non contento Berlusconi ha scherzato anche sulle intercettazioni. “Chiedo scusa per il ritardo ma ho presieduto una riunione del Pdl che aveva per oggetto una questione che interessa tutti: il ddl sulle intercettazioni. E a seguito di quello che abbiamo deciso da domani sarete tutti intercettati…”. Le risate si sprecano, ma il volto sorridente con cui si presenta in pubblico non assomiglia per niente al ghigno con cui ha intimato alla sua maggioranza di procedere spedita e senza indugi dell’ultima ora a varare il testo alla Camera.

A proposito di battute: “La sovranità non è più nelle mani del popolo, ma in quelle di alcuni pm che attraverso la Corte Costituzionale si fanno abrogare alcune leggi”. No, qui non scherzava affatto. I giudici non lo divertono.