Berlusconi indagato per il caso Ruby. Il Pdl fa quadrato, il Pd: “E’ in fuga da se stesso”

Pubblicato il 14 Gennaio 2011 - 18:02 OLTRE 6 MESI FA

Silvio Berlusconi

Il Pdl fa quadrato attorno a Silvio Berlusconi indagato sul caso Ruby. “Dinanzi al consueto e logoro copione, fatto di fughe di notizie e di accuse inverosimili – si legge in un comunicato il portavoce del partito, Daniele Capezzone – i cittadini possono ancora una volta scegliere se indignarsi o sbadigliare. Sono certo che una sempre più vasta maggioranza di italiani abbia ben compreso cosa sia in gioco e si stringerà a sostegno del presidente del Consiglio”.

“Se ancora c’è qualcuno – scrive Capezzone -, nella politica e non solo, che pensa di sconfiggere Silvio Berlusconi per via giudiziaria, avrà ancora una volta cocenti delusioni». Il portavoce del Pdl si chiede poi se sia «possibile che a sinistra non vi siano più‚ garantisti (e questo non sorprende) ma neppure politici accorti, capaci di capire che la scorciatoia giudiziaria li porta in un vicolo cieco».

Stracquadanio. “Se qualcuno alla procura di Milano – attacca il deputato Pdl – ha creduto di interpretare la sentenza della Corte Costituzionale come un avallo a iniziative di killeraggio giudiziario fondate su porcherie da guardoni di quarto ordine per colpire il governo e il presidente del Consiglio si sbaglia di grosso. In Italia – aggiunge Stracquadanio – i talebani della procura di Milano ricorrono a infamie per attaccare il governo e il premier. È un fatto di una gravità inaudita a cui le forze politiche dovrebbero reagire – conclude – riformando immediatamente la giustizia per impedire che qualche procuratore possa costantemente e impunemente attentare alle libertà democratiche”.

Mariastella Gelmini. “Il premier Silvio Berlusconi è chiaramente oggetto di persecuzione da parte di alcune procure. La giustizia a orologeria è ormai una triste consuetudine a cui gli italiani sono abituati” spiega il ministro dell’Istruzione. “Se alcuni magistrati pensano in questo modo di sovvertire il voto degli italiani – aggiunge – commettono un grave errore. È dal 1994 che questo tentativo è in atto, ma è sempre fallito. Il presidente Berlusconi e il governo – conclude Gelimini – continuano invece ad occuparsi dei problemi degli italiani e sono impegnati per riformare il Paese”.

Gianfranco Rotondi, secondo cui la procura di Milano “«collabora con la campagna del premier sulla magistratura politicizzata. Da questo punto di vista c’è solo da ringraziare per lo spot”.

L’opposizione insorge. Sulla vicenda interviene anche l’ex pm e leader dell’Italia del Valori Antonio Di Pietro. “Diamo atto alla Procura di Milano – osserva – che ha aspettato la sentenza della Consulta proprio per non creare alcuna influenza, neanche nell’opinione pubblica. Poi, se permettete, non è colpa della Procura di Milano se deve accertare i fatti rispetto ad un fatto grave: il presidente del Consiglio nel ruolo e nella funzione che svolge telefona al Questore di Milano per dire che una minorenne è la nipote di Mubarak quando non è vero; e tutto ciò per coprire comportamenti non legittimi da lui commessi in precedenza» è l’opinione di Di Pietro. Che conclude il suo ragionamento con una domanda: «È la Procura di Milano che lo perseguita o lui che perseguita se stesso?”.

“Per favore – è invece la richiesta del leader Pd Pier Luigi Bersani – ci vengano risparmiati ulteriori mesi di avvitamento dell’Italia sui problemi di Berlusconi. Abbiamo un premier in fuga dal Paese e da se stesso – ha proseguito Bersani – in fuga dal Paese perché il governo cosa sta facendo? E da se stesso perché costretto ad aggirare cose vere o presunte. Non possiamo permettercelo”.