Berlusconi scorpione e la rana Italia: prima, durante e dopo il processo affogheranno insieme

di Mino Fuccillo
Pubblicato il 15 Febbraio 2011 - 14:40 OLTRE 6 MESI FA

ROMA-Se volesse provare a salvare se stesso, la sua storia politica e anche l’Italia, il che non sarebbe fuori posto nelle preoccupazioni e negli obiettivi di un leader, Berlusconi dovrebbe e potrebbe fare una sola e semplice cosa. Non dimettersi subito come vuole l’opposizione, il che sarebbe una resa politica e una confessione giudiziaria. Ma presentarsi il 6 aprile alla udienza del processo per cui è stato rinviato a giudizio. Rallegrarsi perché quel processo è stato fissato a ravvicinata scadenza e “incardinato con rito immediato”. Essere soddisfatto della circostanza giudiziaria e processuale per cui il processo stesso può arrivare a sentenza entro giugno. Rallegrarsi ed essere soddisfatto perché, se innocente come si proclama, l’accusa non penderà su di lui e non sporcherà la sua immagine per più del minimo tempo dovuto e perché il paese da lui governato non dovrà sopportare per tempi lunghissimi il dubbio di essere governato da un colpevole di concussione, cioè di costringere i poliziotti a comportarsi non secondo la legge, e di prostituzione minorile, cioè di aver fatto sesso a pagamento con ragazza minorenne.

Se volesse provare a salvare se stesso e anche l’Italia, il che non guasterebbe certo, Berlusconi affronterebbe il processo, qui e subito. Nel caso fosse giudicato innocente, farebbe di questa sentenza di assoluzione il trampolino per un futuro politico che lo vede governante fino al 2013 e poi candidato alla presidenza della Repubblica. Nel caso fosse giudicato colpevole, allora dovrebbe dimettersi perché una sentenza di condanna per quei reati chiude in qualunque democrazia il ruolo di governante per chi ne è colpito. La chiude prima ancora della pena accessoria eventualmente irrorata di “interdizione dai pubblici uffici”. La chiude perchè a nessun paese può essere imposto il peso di un premier condannato. La chiude perchè una colpa così, se fatta sentenza, non può essere assolta e cancellata neanche da un voto elettorale.

Se volesse provare a salvare se stesso, come fa ogni imputato, innocente o colpevole che sia, e anche l’Italia, come fa ogni governante, di destra o di sinistra che sappia cosa vuol dire essere cittadino e uomo di Stato. Ma Berlusconi non lo farà, non farà quel che dovrebbe e potrebbe. Il perché non lo farà è nell’apologo-favola dello scorpione e della rana. C’era un corso d’acqua da attraversare e lo scorpione disse alla rana: fammi salire sulla tua schiena, portami sull’altra riva. La rana rispose: se ti faccio salire poi tu non mi colpire con il tuo pungiglione avvelenato, se lo fai moriremo tutti e due affogati. Lo scorpione a sua volta rispose: tranquilla non ti colpirò. Partirono, entrarono in acqua, la rana con lo scorpione sulla schiena. E mentre la rana nuotava lo scorpione colpì. La rana ferita e in procinto di annegare fece l’ultima domanda: perchè l’hai fatto, moriremo entrambi. Ultima risposta dello scorpione: lo so, ma l’ho fatto perché è nella mia natura. Prima, durante e dopo il processo, Berlusconi scorpione e la rana Italia andranno a fondo insieme. Perché questo è purtroppo nella natura dei protagonisti della realtà e non dell’apologo favola.

Berlusconi proverà a non andarci mai a quel processo. Già il ministro della Giustizia, sempre più il ministro della “sua” Giustizia, dichiara che “è in gioco l’autonomia del Parlamento”. Tradotto: se il Parlamento assolve a maggioranza Berlusconi, come ha già fatto e promette di rifare, allora devono sparire indagini, prove, processi e magistrati. Farsi assolvere dal Parlamento sarà la stella polare della condotta di Berlusconi. Anche la stessa richiesta di essere giudicato dal Tribunale dei ministri e non da quello di Milano è più di una mezza bugia: per andare al Tribunale dei ministri ci vuole l’autorizzazione del Parlamento, cosa che Berlusconi chiederà alla sua maggioranza di non votare mai.

Berlusconi proverà a non andarci mai a quel processo, ricorrendo a quel che resta del legittimo impedimento, cioè non presentandosi alle udienze e facendole rinviare. Sollevando conflitti di competenza e usando la sua maggioranza in Parlamento per sollevarli. Proverà a non andarci mai a quel processo, i suoi legali e il suo partito grideranno all’assedio, al golpe giudiziario attestato da quattro processi a carico del premier tutti in calendario in un sole mese: Mediaset, Mediatrade, Mills, Ruby…Omettendo che l’assedio deriva dal congelamento voluto per legge da loro stessi, da quel legittimo impedimento che li ha compressi e congelati fino allo sblocco della Corte Costituzionale. Proverà a non andarci mai a quel processo e, anche dovesse riuscirci, lascerà il paese a convivere con il dubbio di avere un premier forse colpevole perchè è stato impossibile giudicarlo. Un peso, un colpo dello scorpione che affogherà l’Italia.

Prima del processo Berlusconi proverà a cancellarlo il processo, metterà il Parlamento contro la magistratura in una battaglia all’ultimo sangue. Durante il processo, se mai il processo partirà, Berlusconi schiererà l’aula di Montecitorio contro quella di giustizia. Dopo il processo, se mai il processo dovesse arrivare a sentenza, chiederà il “giudizio di popolo”. E saranno 50 giorni, quelli di qui al 6 di aprile, data fissata per la prima udienza, in cui il paese andrà a fondo in un fiume di rancori e di odi, di rabbia e ostilità. E poi, se Berlusconi riuscirà ad ammazzare il processo, sarà la primavera e l’estate in cui mezza Italia e forse più, mezzo mondo anzi di sicuro di più di mezzo, avranno motivo e ragione per pensare che l’Italia è governata da un colpevole che se l’è cavata. Veleno, puro veleno nel corpo della rana Italia che questo guado non lo passerà con questo premier scorpione sulla schiena. E neanche le elezioni anticipate, a questo punto davvero il male minore, salveranno entrambi, Berlusconi e l’Italia. Un corpo elettorale può votare a maggio o giugno la fiducia a un premier che accetta il processo ad aprile, oppure negargliela in entrambi i casi per legittima scelta politica. Ma nessun corpo elettorale ha in democrazia il diritto di essere tribunale di giustizia, di assolvere o condannare un premier forse colpevole di concussione e prostituzione minorile e forse no senza poterlo sapere perché il processo è stato, fuggito, aggirato, spento. Se un corpo elettorale è spinto a far questo, allora è come la rana che si carica in spalla lo scorpione.