Senato, la difesa di Berlusconi: “Come fa la Giunta sbaglia”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 28 Agosto 2013 - 13:20 OLTRE 6 MESI FA
Senato, la difesa di Berlusconi: come fa la Giunta sbaglia

Senato, la difesa di Berlusconi: come fa la Giunta sbaglia

ROMA – Senato, la difesa di Berlusconi: “Come fa la Giunta sbaglia”. E’ un po’ complicato, ma in punta di diritto, la difesa in Senato di Silvio Berlusconi per mantenere il seggio si basa essenzialmente (non solo) su un principio che i suoi difensori stanno mettendo a punto: come fa, qualunque cosa scelga, la Giunta per le elezioni sbaglia. La difesa di Berlusconi ha presentato 6 pareri presso la presidenza della Giunta per le elezioni e le immunità del Senato, i pareri dei giuristi e costituzionalisti accompagnati da una breve lettera firmata da Silvio Berlusconi che preannuncia anche il ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo contro la legge Severino.

Sul tavolo dei costituzionalisti di area berlusconiana incaricati di difenderlo, due sono i pareri pro veritate che più di tutti ispirano la strategia difensiva, centrati l’uno, appunto sulla questione del recepimento “notarile”, automatico da parte della Giunta della sentenza che fa decadere il seggio di Berlusconi, l’altro sulla irretroattività della legge Severino (che quindi escluderebbe la sua presa sulla sentenza Berlusconi, successiva all’introduzione della legge).

Con l’aiuto del Sole 24 Ore cerchiamo di penetrare meglio tecnicalità e presupposti giuridici del primo parere pro veritate, elaborato in particolare dai costituzionalisti Nicolò Zanon, Beniamino Caravita di Toritto e Giuseppe de Vergottini, fra l’altro inseriti nella commissione dei “saggi” nominati dal Governo per la Riforma della Giustizia.

Nel testo redatto si legge che la dottrina che si è occupata delle cause sopravvenute d’ineleggibilità alla carica di deputato e senatore, considera acquisito che la condanna penale definitiva, «pur se accompagnata da una pena accessoria quale l’interdizione perpetua da pubblici uffici, non determina, di per sé, alcun effetto automatico di decadenza dal mandato». (Nicola Barone, Sole 24 Ore)

La “valutazione discrezionale” da parte della Giunta si oppone alla “mera applicazione”: sta qui il nodo, il punto dirimente, per cui si arriva all’impasse formale suscettibile di inficiare costituzionalmente la decisione della Giunta.

“O la deliberazione, come è stato sostenuto da taluni, ha da ridursi ad una formale presa d’atto di quanto stabilito dal potere giudiziario con sentenza passata in giudicato, sicché lo spazio di determinazione della Giunta sarebbe del tutto escluso e sarebbe esclusa, parimenti, ogni valutazione sovrana delle Camere” (Sole 24 Ore)

Con la conseguenza di consentire, attraverso l’applicazione della legge Severino, la violazione dell’art. 66 della Costituzione che stabilisce le prerogative costituzionali di un Parlamento il cui diritto a esprimersi sarebbe evidentemente lesionato.

«Oppure la deliberazione dovrebbe considerarsi da assumere in piena libertà politica, sia dalla Giunta che dalla Camera d’appartenenza».  Ma anche questa interpretazione non salverebbe la disposizione in esame. «Infatti, se il voto della Camera è un voto politico (o meglio, una valutazione sovrana che parte dall’esame di alcuni presupposti di fatto), impregiudicato dal diritto, è facile immaginare che contro tale delibera potrebbe essere sollevato conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato, per avere la Camera d’appartenenza, in sede di giurisdizione domestica, ignorato una sentenza di condanna penale, dalla quale discenderebbe, in tesi, l’obbligo di deliberare l’interruzione del mandato».