“Berlusconi stupratore della democrazia”: la Camera non sanziona Di Pietro

Pubblicato il 7 Ottobre 2010 - 20:49 OLTRE 6 MESI FA

Nessuna sanzione per Antonio Di Pietro che, in dichiarazione di voto sulla fiducia lo scorso 29 settembre nell’Aula della Camera, aveva fra l’altro definito il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi come ”stupratore della democrazia”. L’ufficio di presidenza della Camera, dopo un lungo dibattito, non ha infatti comminato nessuna sanzione nei confronti del leader Idv. Il Pdl ha protestato: così, è stato detto nel corso della riunione di oggi pomeriggio, ”si ammette la libertà di offesa”.

La sanzione nei confronti di Di Pietro era stata richiesta dal Pdl alla fine della seduta del 29 settembre. In apertura della riunione dell’Ufficio di presidenza, i questori (che sovrintendono in base al regolamento di Montecitorio all’ordine alla Camera) hanno spiegato che le frasi pronunciate da Di Pietro sono state gravi; tuttavia, in mancanza di un’unanimità, non hanno formulato una proposta di sanzione nei suoi confronti.

In tutti i precedenti le sanzioni sono state comminate solo in presenza di una proposta dei questori; in assenza di questa non si poteva procedere. Il presidente Gianfranco Fini ha proposto di investire la Giunta per il regolamento perché definisca in modo più restrittivo l’articolo 60 (che prevede le sanzioni per le offese al presidente della Repubblica e alle istituzioni), con un approfondimento sul limite tra l’ingiuria ed il diritto di critica politica, ed aveva proposto di inviare a Di Pietro una lettera di richiamo, (come successe nella scorsa legislatura, presidente Fausto Bertinotti, nei confronti di Francesco Caruso del Prc).

Ma per la lettera di richiamo serviva l’unanimità dell’Ufficio di presidenza, che non c’è stata: il vicepresidente Antonio Leone (Pdl), ha considerato, infatti, come ”riduttiva” questa ipotesi. Alla fine, dunque, a Di Pietro non è stata comminata nessuna sanzione. In ogni caso, Fini ha promesso per sè e per i quattro vicepresidenti della Camera maggior rigore e restrittività nel togliere la parola nel caso in cui negli interventi del deputati ci siano espressioni che sottintendano ingiurie.