Berlusconi riapre il tema della successione. Alfano? Casini? Pochi ci credono

Pubblicato il 26 Dicembre 2010 - 19:57 OLTRE 6 MESI FA

Non e’ la prima volta che Silvio Berlusconi parla di un possibile passo indietro. E non è la prima volta che in pole position nella successione c’è il nome di Angelino Alfano. Complici le difficoltà in cui versa la maggioranza e le voci che vogliono il Cavaliere interessato al al Colle, pero’, il tema stavolta sembra accalorare più del solito osservatori e addetti ai lavori.

”Stanno crescendo nuove forze assolutamente capaci di diventare presidente del Consiglio e portare avanti il Pdl e il centrodestra”, ha detto il premier lo scorso 23 dicembre. E se la legislatura dovesse arrivare al 2013, ha aggiunto, ”mi auguro si appalesino” permettendomi di dare un semplice ”contributo” alla campagna elettorale.

Parole ribadite il giorno successivo quando ha auspicato che alcuni ”protagonisti” possano davvero ”in un prossimo futuro, assumersi la responsabilità di guidare il governo”. A dir la verità disse esattamente le stesse cose due anni prima, sempre durante la conferenza stampa di fine anno. Guidare un governo, rimarcò nel lontano dicembre 2008, richiede un ”enorme sacrificio”, ma ”spero che tra le nuove leve possa emergere un nuovo leader”.

Qualche giorno dopo, in un’intervista per il libro di Maria Latella, fece nomi e cognomi: ”Alfano potrebbe essere il mio successore”, sentenziò, premurandosi di annacquare l’annuncio con l’aggiunta dei nomi di Franco Frattini e Stefania Prestigiacomo. Il nome del ministro della Giustizia, però, è quello che Berlusconi cita più spesso nei conciliaboli privati. Ed è quello che ormai viene indicato come possibile ‘delfino’.

Nessuna novità, dunque. Anzi, i consiglieri più stretti del Cavaliere, quelli che lo conoscono meglio, forniscono una spiegazione molto politica delle sue parole: ”Il senso del ragionamento è chiarissimo”, spiega uno di loro. ”Berlusconi sta dicendo a Casini, ma anche agli aspiranti successori nel Pdl, che se si vota nel 2013 tutti hanno una chance, mentre se si tornasse alle urne l’anno prossimo la scelta obbligata ricadrebbe ancora su di lui”.

Se questa interpretazione fosse corretta, le parole del Cavaliere avrebbero un duplice obiettivo: in chiave interna, ricompattare il partito, scatenando una competizione positiva dentro il Pdl; sul fronte esterno, allettare per l’ennesima volta Pier Ferdinando Casini. Lo stesso Berlusconi, del resto, è sempre stato ambiguo sull’argomento. Lo scorso febbraio liquido’ la cosa con una battuta: ”Non ho mai pensato a cosa possa succedere dopo il 2020”.

In luglio, dopo aver dato ragione a Vendola sulla necessità di trovare un sostituto, aggiunse: ”Finora non è saltato fuori nessuno”. Ancora più chiaro qualche mese dopo: ”Capisco di avere una certa età, ma un successore non c’è”. Anche per questo, chi lo conosce bene, reagisce con un certo scetticismo ai suoi annunci. Come Giulio Tremonti che qualche mese fa profetizzo’: ”Vi do una notizia: nel 2013 il successore di Silvio Berlusconi sarà… Berlusconi Silvio”. Altrettanto sarcastico Marcello Dell’Utri: ”E’ come parlare del futuro universitario di un neonato”, ebbe a dire il senatore.

E’ anche vero, pero’, che stavolta il Cavaliere avrebbe una ragione in più per pensare ad un passo indietro, se non altro dalla premiership: nel 2013, infatti, scadrà anche il mandato di Giorgio Napolitano e con una maggioranza ampia il premier potrebbe anche essere tentato dal colle più alto della politica. Ma pochi scommettono sul fatto che la legislatura arrivi al suo naturale compimento. Ed ecco perchè nessuno si fa troppe illusioni su un imminente passo indietro del Cavaliere.