Berlusconi e le tasse, una promessa infranta: ora dovrà alzarle

Pubblicato il 13 Agosto 2011 - 16:48 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – “Ho sudato sangue”, ha detto il premier Silvio Berlusconi durante la conferenza stampa per presentare la manovra. Ma a far sudare freddo il premier, non è tanto la fatica per le riforme anti crisi, bensì il venir meno alle sue promesse, al “patto con gli italiani”, alla frase storica datata 1994 “non metterò mai le mani in tasca agli italiani”. Lo slogan è durato parecchio ed è sempre stato riproposto da Berlusconi nei periodi elettorali. Adesso il momento è economicamente buio e Berlusconi deve per forza di cose venir meno alla promessa, dovrà aumentare le tanto odiate tasse.

Una mossa che potrebbe salvare l’Italia ma “condannare” Berlusconi, con i sui elettori che si sentirebbero traditi. Venerdì lo attaccava perfino Libero , quotidiano berlusconiano. La parola “tradimento” campeggiava sul titolo in prima pagina. E dentro, la pugnalata: un manifesto del Cavaliere sorridente (era la campagna elettorale del 2001) a fianco della scritta “Meno tasse per tutti”.

Come dimenticarsi in effetti del 2001, anno del famoso contratto con gli italiani firmato a Porta a Porta. “Abbattimento della pressione fiscale”, c’era scritto testualmente, “con l’esenzione totale dei redditi fino a 22 milioni di lire annui; con la riduzione al 23% per i redditi fino a 200 milioni di lire annui; con la riduzione al 33% per i redditi sopra i 200 milioni di lire annui”.

“Ieri sono stato dal mio dentista e ho visto che paga il 63% di imposte e allora non volete che chi è sottoposto a un furto così non si ingegni? È legittima difesa”, raccontò a Repubblica il 15 ottobre del 2000. Giusto qualche mese prima di tornare al governo, contratto con gli italiani in tasca. Da allora, come ricorda Sergio Rizzo per Il corriere della Sera, è stata una sfilza incredibile di propositi e annunci fantastici. Ma solo quelli. Come la volta, era il 5 luglio del 2002, che dichiarò: “Il Consiglio dei ministri che approverà oggi il Dpef darà anche il via libera alla riduzione delle tasse più grande della storia della Repubblica”. O quando rivelò a Porta a Porta: “La pressione fiscale globale sulle famiglie si è già ridotta del 7,5%”.

Poi ancora a Porta a Porta sparò: “Abbiamo ridotto la pressione fiscale dal 45% al 40,6%”. Ma non fu sufficiente. Romano Prodi vinse e rimodulò le aliquote abbattendo i benefici concessi ai più abbienti: venne crocifisso dalla destra e dai giornali vicini a Berlusconi. Su uno di questi comparve perfino un orologino che ogni giorno segnava la progressione del debito pubblico. Poi Berlusconi è tornato a Palazzo Chigi, promettendo, per la terza volta, di tagliare le tasse…