Berlusconi tenta lo scacco matto a Fini su Intercettazioni e manovra

Pubblicato il 7 Luglio 2010 - 22:36 OLTRE 6 MESI FA

Andare avanti con l’azione di governo, dalle intercettazioni alla manovra, di fatto ignorando la ‘guerra’ con Gianfranco Fini. Silvio Berlusconi prosegue nel suo tentativo di tradurre il ‘ghe pensi mi’ in atti concreti. Riunisce i vertici del partito (coordinatori e capigruppo), allargando l’incontro ai ministri Franco Frattini e Altero Matteoli.

Ma chi si aspetta colpi di scena, soprattutto nel contrastato rapporto con il presidente della Camera, rimane deluso: dal vertice, più che novità, arrivano soprattutto conferme. In primo luogo sul partito. Nel corso dell’incontro è stata ribadita la linea emersa ieri nell’incontro ‘ristretto’ agli ex Fi (che pare non sia stato molto gradito a Maurizio Gasparri e Ignazio La Russa).

Un secco ‘no’ alle correnti e un deciso ridimensionamento delle fondazioni. Queste ultime, saranno infatti ”coordinate” dal Pdl e dovranno limitarsi a dare un contributo culturale al partito. La presenza di Frattini (uno dei fondatori di ‘Liberamente’, l’ultima stella nata nella galassia del Pdl), pare non fosse affatto casuale. Una possibile lettura di questa strategia, e’ che Berlusconi lungi dall’essersi disinnamorato del Pdl, lo voglia rafforzare a scapito di club, fondazioni, associazioni e quant’altro fornisca benzina al fuoco di chi punta a formare correnti.

E, secondo un dirigente del Pdl, dietro questa impostazione vi sarebbe la convinzione che il peso specifico di Fini nel partito sarebbe sempre più leggero. L’altra conferma si e’ avuta sulla manovra. Berlusconi e Tremonti sono stati chiarissimi: il decreto non si tocca e sarà blindato con la fiducia sia al Senato che alla Camera. Alle regioni, soprattutto a quelle virtuose, sono lasciati pochissimi margini di manovra. Ma i governatori non saranno gli unici a dover subire questo diktat: anche i ‘finiani’, che erano pronti ad una ‘contromanovrà, dovranno adeguarsi alla volontà del premier e del ministro dell’Economia.

L’altro piatto forte nel menù del vertice sono state le intercettazioni. Ma anche su questo punto non ci sono grandi novità: Berlusconi conferma di voler modificare il ddl, apportando quegli aggiustamenti che eliminino i ”punti critici” già richiamati dal capo dello Stato. L’obiettivo è evitare possibili rilievi costituzionali, senza stravolgere le finalità del testo ed in particolare la parte relativa alla difesa della privacy.

Il tutto nella speranza di chiudere la partita il prima possibile, magari entro l’estate: se non con il voto definitivo, almeno con un’intesa ‘politica’ sul testo. Ad ogni modo, Berlusconi prosegue nel tentativo di appeasement con Giorgio Napolitano: una volontà confermata dalla richiesta di scuse fatta al presidente della Repubblica, nel corso di un breve colloquio a margine del Consiglio supremo di Difesa, per quanto scritto da ‘Il Giornale’ sull’emendamento proposto e poi ritirato dal Pd sul ‘Lodo Alfano’. Una occasione che potrebbe essere servita anche per fare un rapido giro di orizzonte sui principali temi di attualita’ politica.

L’ultimo capitolo affrontato durante il vertice è stato Fini. Ma anche qui poche le novità. Di certo non si è stabilito un piano per ‘rompere’ con l’ex leader di An. Raccontano che il premier abbia assunto nei suoi confronti un atteggiamento di distacco: si farà fuori da solo, sarebbe stato il ragionamento. Un modo per dire che il Cavaliere lo attende al varco, non tanto sulle intercettazioni, ma semmai sulla manovra.

Sul primo punto, infatti, è ovvio che se i ‘finiani’ dovessero votare contro il ddl sugli ‘ascolti’, si porrebbero automaticamente fuori dal partito. Ma la convinzione del premier, sostenuta da quasi tutti i maggiorenti del Pdl, è che non lo farà, a maggior ragione se il testo fosse modificato come chiesto dal Colle. Diverso il discorso sulla manovra. C’è infatti chi prevede che lo scontro vero si avrà proprio sulle misure ‘blindate’ da palazzo Chigi e da via XX settembre.

La fiducia e i tempi strettissimi per l’approvazione, mettono Fini e i suoi fedelissimi di fronte a un aut aut: prendere la manovra così com’è o assumersi al responsabilità di non varare misure ben viste anche dall’Europa. Ecco il cul de sac in cui il premier sta cercando di infilare l’ex leader di An: decidere se subire le decisioni vidimate ad Arcore o rompere definitivamente.