Berlusconi-Tremonti, intesa in venti minuti. Cinque ipotesi per una “sveltina”

Pubblicato il 27 Ottobre 2009 - 20:57| Aggiornato il 28 Ottobre 2009 OLTRE 6 MESI FA

Il primo lancio dell’Agenzia Ansa è delle 19.48; quello dell’Agi è delle 19.52, entrambi riferiscono la stessa cosa: «Le auto del ministro Tremonti sono entrate a Villa San Martino poco fa». Immaginiamo che quel «poco fa» collochi l’evento in un’ora intorno alle 19.40. Alle 20.11 l’Agenzia Italia riporta che «Tremonti ha lasciato Arcore senza rilasciare alcuna dichiarazione. L’incontro con il premier è durato una ventina di minuti». L’Ansa precisa che il ministro dell’Economia se n’era già andato «poco prima delle 20».

Insomma, per essere un summit così importante fra due personaggi di tale peso (e favella sciolta), l’incontro fra Berlusconi e Tremonti ha avuto il minutaggio di una “sveltina”. Venti minuti, forse qualcuno di più, comunque pochi. Ci permettiamo di azzardare cinque ipotesi semiserie per spiegare la brevità del rendez-vouz, aldilà delle dichiarazioni di facciata del portavoce Bonaiuti e dello stesso Tremonti.

Ipotesi uno: paura, per il ministro dell’Economia, di essere contagiato dalla scarlattina.

Ipotesi due: tutto rinviato. Intanto si fa un comitato che indirizzi la politica economica del governo. Un comitato che dovrebbe suggerire e controllare Tremonti ma che da Tremonti è presieduto…

Ipotesi tre: uno straccio di accordo si è trovato, molte questioni sono state rimandate, ma lo stato attuale dei rapporti personali tra il premier e il suo ministro è talmente compromesso da non consentire neanche la minima chiacchiera. E si sa quanto al Cavaliere piaccia chiacchierare e blandire e quanto all’economista di Pavia piaccia arguire ed argomentare.

Ipotesi quattro: tutto è stato già deciso nell’incontro precedente fra Berlusconi e Bossi.

Ipotesi cinque: i due si sono fatti un po’ di conti. E vista la situazione del debito pubblico e delle casse dello Stato, si sono detti che «non c’è trippa per gatti»…

Ed è probabil eche questa sia la spiegazione più valida: Infatti più tardi, intromettendosi in diretta a Ballarò, Berlusconi ha detto e messo i puntini sulle i: «Non abbiamo mai sottovalutato la portata della crisi. La politica del rigore è stata non solo quella di Tremonti, ma di tutto il governo. E’ stato chiarito un equivoco».

Con un distinguo: si deve dire «si alla politica del rigore coniugata con la politica dello sviluppo». Berlusconi ha poi detto di essere «a casa ammalato per lavorare nonostante l’ora tarda». Per la serie: il Duce non dorme mai; il capo non dorme, riposa.

Berlusconi ha anche difeso lo scudo fiscale, sottolineando che «vengono ricavati importanti capitali per l’economia del paese».

E poi, per  salvare la faccia: «Taglio dell’Irap a crisi finita». Il governo conferma l’obiettivo di tagliare l’Irap e istituire il quoziente familiare, ma il momento arriverà quando i conti lo consentiranno. Cioé quando? Chiede Giovanni Floris a Berlusconi. «Dipende dalla crisi». E quando finirà?. «Nessuno lo sa al mondo», replica Berlusconi.

«Il governo ha un programma, che conferma, che prevede la riduzione dell’Irap e il quoziente familiare. Nell’ambito di una politica di rigore, ci vogliono anche le misure per lo sviluppo, le imprese e le famiglie. Entro i tempi che saranno possibili in base alla situazione del conti dello Stato, intendiamo mantenere le promesse del nostro programma che consideriamo impegni sacri con gli elettori».

E ancora: «Stiamo studiando il modo per coniugare rigore e aiuto alle famiglie e alle imprese».

Anche Paolo Bonaiuti portavoce del presidente del Consiglio, rispondendo ad una domanda sull’esito del colloquio fra il premier e Tremonti aveva già spiegato: «Continua con grande impegno una collaborazione che è stata sempre intensa e proficua da più di 15 anni».