Berlusconi: “Tutti in pensione a 67 anni”. Ma la Lega dice no

di Warsamé Dini Casali
Pubblicato il 24 Ottobre 2011 - 09:59 OLTRE 6 MESI FA

Silvio Berlusconi (Lapresse)

ROMA – Anche con 40 anni di contributi non si potrà più percepire la pensione senza aver compiuto 60 anni (minimo quota 100, 40 anni di contributi + 60 anni di età anagrafica). L’innalzamento da 60 a 65 anni dell’età pensionabile delle donne nel settore privato, potrebbe diventare esecutivo da subito, senza aspettare il percorso di avvicinamento lento (da concludersi nel 2032) già previsto. E anzi, l’asticella delle pensioni di vecchiaia dovrà salire fino a 67 anni, senza distinzioni di genere. Il meccanismo che lega le pensioni all’aspettativa di vita e che incrementa di tre anni in tre anni i vari limiti di età, non è più sufficiente. L‘anomalia tutta italiana delle pensioni di anzianità ha le ore contate. L’ultimatum dell’Europa, condito dai risolini di scherno della coppia Merkel-Sarkozy, avrebbe convinto Silvio Berlusconi ha rompere gli indugi e forzare lo sbarramento imposto dalla Lega su ogni tentativo di intervento sulle pensioni.

“Siamo l’unico Paese ad avere ancora le rendite di anzianità. Ormai con lo sviluppo della vita media, che è intorno agli 80 anni, per i giovani mantenere delle persone che si ritirano dal lavoro a 58 anni è un carico francamente ingiusto”, ha sostenuto il premier da Bruxelles. Ne parlerà a Bossi, ricordandogli anche che in Europa si è parlato di un’età pensionabile uguale per tutti, a 67 anni. L’Europa si aspetta impegni scritti entro mercoledì. Per questo Berlusconi ha voluto convocare un Consiglio dei Ministri straordinario, per oggi pomeriggio alle 18. Il capogruppo leghista Reguzzoni ha già detto che loro non ci stanno, Rosy Mauro (indicata come interna al “cerchio magico” e interprete del pensiero di Bossi) si è spinta più in là, minacciando il ricorso alle manifestazioni di piazza: “Adesso basta. È arrivato il momento di smetterla di mettere le mani nelle tasche dei lavoratori e dei pensionati”. L ‘Udc s’è mostrata invece subito favorevole.

Le 100 agevolazioni per le imprese contenute nel Decreto Sviluppo non avevano persuaso nessuno al vertice europeo. L’Italia è stato il vero oggetto della discussione, avendo sopravanzato anche la Grecia quale sorvegliato speciale numero uno. Quindi, l’ingiunzione è stata perentoria, l’Italia deve applicare immediatamente almeno una delle misure contenute nella famosa lettera della Bce: riforma delle pensioni, taglio dei dipendenti pubblici, forti liberalizzazioni, anticipo della riforma fiscale, dismissione del patrimonio pubblico, riduzione degli stipendi agli statali. A noi la scelta. Toccare le pensioni è il rospo che il Governo Berlusconi avrebbe scelto di ingoiare.

La sforbiciata alle pensioni non garantirà un supergettito immediato: nel 2012 non darà un granché, nel 2013 potrebbe dare al massimo 2/3 miliardi. Non servirà a ridurre il debito in tempi brevissimi, però è una misura strutturale che metterà in sicurezza i conti pubblici del futuro. E soprattutto un segnale concreto di credibilità da parte del governo italiano.