Berlusconi: “Voglio il voto (dopo il mio discorso)”. Bagnasco si intromette: “Datevi un contegno”

Pubblicato il 27 Settembre 2010 - 21:53| Aggiornato il 12 Dicembre 2011 OLTRE 6 MESI FA

Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi

Il presidente del Consiglio Berlusconi è deciso ad affrontare il discorso alla Camera del 29 settembre come un passaggio decisivo per il suo governo e la legislatura. Lui parlerà, e se il suo intervento non avrà l’approvazione del 50% più uno dei deputati, considererà concluso il suo quarto mandato da premier. “Sono alle prese con un documento che dovrà ottenere il voto della maggioranza del parlamento per poter andare avanti”, ha detto Berlusconi intervenendo nel corso di una cerimonia della comunità Incontro di Don Gelmini. Ignorando così la richiesta dei finiani, che volevano un vertice di maggioranza dal quale sarebbe dovuto uscire un testo condiviso.

Fini incassa comunque la disponibilità di Berlusconi ad andare avanti: “Vedete anche voi qual è la situazione di questi giorni – ha aggiunto il premier -. Ci troviamo davanti ad ostacoli importanti, assolutamente da superare nell’interesse di tutti”. Una risposta quindi positiva all’invito che lo stesso Fini aveva rivolto a Berlusconi in conclusione del suo video-messaggio di venerdì scorso: fermiamo il gioco al massacro.

Un invito a riprendere il dialogo arriva anche dal capo dei vescovi italiani, Angelo Bagnasco, il quale, invece di preoccuparsi dei tanti scandali che tormentano la sua Chiesa, a cominciare dalla pedofilia, si consente il diritto di essere molto critico con i nostri politici (ma perché non lo fa in qualche altro paese, ad esempio la Francia? Perché sa che lo prenderebbero a male parole): “Siamo angustiati per l’Italia, basta a liti personali, la denigrazione reciproca declassa i problemi reali e le urgenze del Paese – ha detto il cardinale davanti al Consiglio permanente della Cei – È il momento di deporre realmente i personalismi, che mai hanno a che fare con il bene comune, e di mettere in campo un supplemento di reciproca lealtà e una dose massiccia di buon senso per raggiungere il risultato non di individui, gruppi o categorie, ma del Paese”.

Bagnasco ha puntato il dito contro le cadute di stile dell’attuale classe politica: ”Il contegno è indivisibile dal ruolo: quando si ha responsabilità di parola pubblica si può essere penetranti senza sfiorare il sopruso o scivolare nella contesa violenta”. E fa ”malinconia l’illusione di risultare spiritosi o più ‘incisivi’ quando a patire le conseguenze è tutto un costume generale”. Il cardinale vorrebbe un linguaggio politico più ”confacente a civiltà ed educazione”.