Bersani bla bla bla…: “Mi rivolgerò alle Camere, Pdl e M5S che vogliono fare?”

di Elisa D'Alto
Pubblicato il 26 Febbraio 2013 - 17:41| Aggiornato il 10 Agosto 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Capitano, la nave affonda che si fa? Eccolo, il capitano, alle 17 puntuale, 26 ore dopo la chiusura dei seggi, Pierluigi Bersani parla ai giornalisti, a chi lo segue da casa, ai mercati, alla Borsa di Milano che si avvia a chiudere una giornata concitata come poche. Perché il risultato delle elezioni è quanto di più confuso, e allo stesso tempo è condanna insindacabile per il Pd di Bersani: ingovernabilità. Maggioranza risicata alla Camera, ma comunque maggioranza grazie al premio. Maggioranza, minima e non assoluta, al Senato. Centrodestra forte, fortissimo, a un 1% dal centrosinistra. Ma soprattutto Grillo, l’enormità del risultato elettorale di Beppe Grillo che ha parlato, eccome, dicendo che di inciuci e alleanze non se ne parla. Si vota provvedimento per provvedimento. Per il Pd di Bersani, una condanna allo stillicidio.

Ecco la situazione, ecco cosa elettori, osservatori di tutto il mondo, Borse e mondo della finanza hanno in  mano. Eccoli tutti, mentalmente, alle 17 nella sede del Pd a pensare: capitano…che si fa? E il capito risponde: “bla, bla, bla”. Pierluigi Bersani risponde con un discorso vago sui temi e sulle alleanze. E non fa nomi. Non nomina Beppe Grillo, non Berlusconi. Dice: no a diplomazie e alleanze. Ma, in sostanza, “ci presenteremo al Parlamento e Pdl e Movimento 5 Stelle vedranno cosa cogliono fare”.

Ma tutto questo, dopo, rispondendo alla domanda di un giornalista. Per i primi 20 minuti Bersani parla e analizza, parla di “delusione”. Il “bla, bla, bla” prende avvio dalle “due enormi novità che hanno investito anche noi: la crisi, la non accettazione di una ricetta basata solo sul rigore”. E poi l’altro elemento: “Il rifiuto della politica – anche qui, quando potrebbe, non fa il nome di Grillo – . Noi abbiamo visto tutto e abbiamo cercato di rispondere e reagire ma il problema ha superato le nostre ricette”.

E quindi, capitano, che si fa? Aveva tre opzioni, Bersani, tre “finestre” dalle quali buttarsi: fare un governo Pd-Pdl, oppure un governo Pd di minoranza che va ogni volta in Parlamento a chiedere voti a Grillo o a Monti o a tutti e due, oppure ancora il nessun governo. Forse ha scelto la seconda finestra. “Governiamo. Ma non faremo diplomazie con questo o con quello, proporremo alcuni punti fondamentali di cambiamento. Un programma essenziale: riforma delle istituzioni, riforma della politica e quindi costi della politica e legge sui partiti, moralità pubblica, difesa dei ceti più esposti, politica europea del lavoro”.  Punti fondamentali, punti di un programma affini alla sensibilità di un Grillo, ad esempio. Ma, ribadisce Bersani, nessuna diplomazia con il singolo partito o singolo leader. “Sono titoli essenziali da presentare al Parlamento, ciascuno vota o no secondo il senso di responsabilità”. Un giornalista stringe, gli interlocutori, visti i numeri, sono Berlusconi e Grillo. Risposta: “Non so, i 5 stelle…Non so, Berlusconi…Dicono loro cosa vogliono fare”.