Bersani contro capitalismo Renzi: favori ai vip, no lavoro

di Redazione Blitz
Pubblicato il 27 Maggio 2016 - 10:56 OLTRE 6 MESI FA
Bersani contro capitalismo Renzi: favori ai vip, no lavoro

Bersani contro capitalismo Renzi: favori ai vip, no lavoro

ROMA – Bersani contro capitalismo Renzi: favori ai vip, no lavoro. “Il Jobs Act ci ha dato l’amara conferma che il problema non era l’articolo 18. L’idea che ciò che fa bene all’impresa fa bene all’Italia è scivolosa. La Fiat non può dirci che cosa dobbiamo fare e pagare le tasse all’estero. Dia consigli dove paga le tasse. Vorrei vedere che cosa direbbe le cancelliera Merkel se la Mercedes pagasse le tasse all’estero”.

“10 capitalisti si aggiustano le cose fra loro”. E’ quanto afferma in una intervista al Fatto quotidiano, Pierluigi Bersani, che aggiunge: “I dieci o quindici che contano nel capitalismo italiano si stanno aggiustandole le cose loro, chiedono solo che il governo sia amichevole, e se capita lo applaudono e si fanno applaudire. Poi hanno i giornali e c’è lo scambio, succedono cose che non sono potabili”.

“Serve una laurea in Economia per entrare in banca”. Da dieci anni – spiega Bersani – siamo scesi sotto la media europea del prodotto interno lordo pro capite. La produttività non cresce. Si allarga la forbice dei redditi tra ricchi e poveri, nord e sud, vecchi e giovani. Cresciamo la metà dell’Europa. Le banche sono indotte a non mettersi a disposizione dell’industria ma a servire loro stesse, e a drenare il risparmio di cittadini che, fra l’altro, si sentono indifesi dalle prepotenze. Pare che serva la laurea in economia per entrare in banca. Il nostro sistema industriale – prosegue – non vede chiara la prospettiva, si indebita solo a breve termine, quindi non investe sul futuro. I consumi balbettano, la spesa alimentare si contrae”.

“Made in Italy solo moda e cibo?”. “Decidiamo il ruolo futuro dell’Italia – propone quindi Bersani -. Il made in Italy non può essere solo la moda o il cibo di qualità. È un saper fare in tutti i settori. Non possiamo certo rinunciare alla siderurgia o alla chimica o all’automotive e così via. Bisogna pensare a cosa fare in dieci anni, non in dieci mesi. Il governo chiami i sindacati, le imprese, le banche e proponga un patto per il lavoro e la produttività”.