Bersani: “Il governo non arriverà a fine legislatura”

Pubblicato il 27 Agosto 2010 - 17:15 OLTRE 6 MESI FA
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Pier Luigi Bersani

Dopo che l’Udc ha accolto con benevolenza la sua proposta di rifondare un nuovo Ulivo, Pier Luigi Bersani si sente pronto per andare alle elezioni anticipate. E allora alza i toni, fa previsioni, forte, pensa lui, di una possibile coalizione “amplificata”. E allora ecco il segretario del Pd che dal palco del meeting di Comunione e liberazione a Rimini dice: il governo non arriverà alla fine della legislatura.

Un’analisi che Bersani fa con una premessa: la considerazione ”prescinde da questo agosto vergognoso, ma va più a fondo”. Perché, ci tiene a precisare, ”non lo dico da adesso”. Il governo, aggiunge ”non ce la può fare. Non saprei quando ma il disfacimento è profondo”.

Secondo Bersani, ”le favole e le promesse hanno mostrato la corda sui temi sociali, tanto che la deformazione della democrazia preoccupa anche le forze conservatrici. Questi due sono elementi di fondo della crisi di questa maggioranza. Possono vivacchiare ma non è rimontabile”.

Piu’ di un nuovo Ulivo, dice Bersani, ”ci vuole un nuovo popolo. E lo troviamo, state tranquilli”. Secondo Bersani ”in quella parola, Ulivo, c’è un patto forte di forze politiche che credono anche nell’esigenza di riorganizzare strutturalmente il campo del centrosinistra semplificandolo. E’ l’idea di forze politiche che si mettono al servizio di una riscossa civica. Noi abbiamo bisogno di riprendere la fiducia nel cambiamento e che la parola ‘futuro’ sia pronunciabile. Ho richiamato l’Ulivo e lo voglio adattare ai tempi nuovi, perche’ li’ dentro c’era una spinta che non veniva solo dalla politica ma era anche una riscossa civica”.

E proprio sulle alleanze e sulle adesioni alla sua proposta di un “nuovo Ulivo”, Bersani dice: “Non ho sentito dei no, ho sentito semmai un sacco di sì: così tanti che non me li aspettavo neanche io. E da tutti i lati. Io sto parlando di una alleanza elettorale per tutte le forze che dovranno partecipare al nuovo Ulivo. Ma da li’ noi dovremo far partire un appello a tutte le forze che hanno una certa idea di democrazia e che sono preoccupate di una piega plebiscitaria. E questa ‘cosa’ che dico in caso di emergenza può diventare anche un patto elettorale, mentre in una via più ordinaria può diventare una piattaforma comune. Per esempio, sulla legge elettorale o sull’indipendenza della magistratura. Ci va bene? E’ una domanda alla quale non deve rispondere solo il centrosinistra o il nuovo Ulivo ma anche qualcun altro. Chi? Chi e’ disponibile”.

Ma le alleanze possono estendersi anche ai finiani? Da Gianfranco Fini, dice Bersani, ”non mi aspetto particolari risposte, anche perché nel centrodestra hanno tanto da discutere fra loro e non hanno il tempo di pensare alle nostre cose. Tuttaviacredo che Fini abbia percepito un passaggio della mia lettera, nella parte in cui dico che anche nel centrodestra ci sono delle forze conservatrici che hanno però un’idea più europea di una forza politica di destra e che quindi mal sopportano una piegatura in senso personalistico e plebiscitario della democrazia. E quindi anche con queste forze si può discutere quando si parla di assetti costituzionali e di legge elettorale perchè queste sono le regole del gioco. In ogni caso gli ex fascisti stanno di là e l’ex comunista sta di qua. Dopodichè tutti e due abitiamo nello stesso Paese”.

Sulla possibilità che Di Pietro non aderisca al “nuovo Ulivo”, Bersani dice: ”Non ho letto di veti da parte di Di Pietro. Ci vuole un doppio cerchio, uno programmatico-elettorale ed uno costituzionale. C’e’ un equilibrio giusto e credo che Di Pietro possa stare a suo agio in questo discorso”.

Poi il leader dei Democratici fa oltre: ”Io voglio francamente un’altra Italia. Vorrei un’Italia che riprendesse la spinta e la fiducia di poter crescere con spirito civico; per arrivare a quello, temo che il passaggio inevitabile sia lasciarsi alle spalle Berlusconi. Quando dico temo, lo dico ovviamente per lui…”. ”Noi faremo in modo – chiarisce Bersani – di predisporre un’alternativa che solleciti tutte quelle forze che hanno una certa idea della nostra democrazia. Dobbiamo capire se dobbiamo prendere una piega di tipo populistico o se dobbiamo rinnovare le Istituzioni stando nel solco della più bella Costituzione del mondo, che è la nostra”.