Bersani: “Dopo la manovra voto o governo di transizione”

Pubblicato il 13 Luglio 2011 - 16:16 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Dopo l’approvazione della manovra si va al voto o si optarà per un governo di transizione”: l’ultimatum è stato lanciato dal segretario del Partito democratico Pier Luigi Bersani.

”Dopo la Manovra bisogna aprire una fase politica nuova per far riprendere il cammino al paese. Per noi la strada maestra sono le elezioni ma noi siamo pronti a considerare, anche se non sembrano probabili gli spazi, una fase di transizione per cambiare la legge elettorale”, ha detto il leader del Pd da Beirut, dove si trova nell’ambito del suo giro in Medio Oriente.

”Serve una fase nuova – sostiene Bersani – con nuovi protagonisti e non con chi ci ha portato fin qui. Il nostro senso di responsabilità mostrato davanti alla Manovra ci dà la forza per dire che noi non siamo d’accordo con la politica economica di questo governo che è sempre stata sbagliata”. E quindi per Bersani ”c’è un problema politico: l’assenza di un governo capace di chiamare gli italiani ad un cambiamento. Con la Manovra purtroppo non risolveremo tutto”.

”Ormai non è più questione di dimissioni di un ministro ma serve un passaggio di mano del Governo”: Bersani ha reagito così alle indiscrezioni sulla possibilità di dimissioni dopo l’approvazione della Manovra da parte del ministro dell’Economia Giulio Tremonti.

Riguardo al fronte internazionale, ”Mi pare che l’Onu abbia le idee più chiare di tanti dei nostri. E’ evidente che qui in Libano siamo protagonisti”. Bersani, che oggi ha visitato la base italiana della missione Unifil in Libano, risponde così all’annuncio dato dal ministro La Russa sulla richiesta all’Italia di assumere il comando della missione.

”Il problema – afferma Bersani che oggi ha incontrato il primo ministro libanese Mikati – non è il numero di militari ma ribadire il nostro ruolo qui e dare certezza al governo che facciamo fino in fondo la nostra parte. Siamo stati molto utili e questo ci è riconosciuto”. Il segretario del Pd vede in Libano ”una situazione molto delicata e fragile sia per il Libano sia per l’intera regione ed è necessario che l’Europa in particolare dia un occhio attento alla situazione per sospingerla a esiti pacifici e democratici”.

”Si può sempre ragionare di ristrutturazione delle missioni all’estero ma bisogna capire con quali criteri, se risponde ad una strategia o per un problema posto da una forza politica. Questa missione e’ un successo e ha favorito il piu’ lungo periodo di pace. La nostra presenza qui è ancora fondamentale”. Il segretario del Pd ha visitato il contingente italiano nella base ‘Millevoi”, presso Shama, elogiando il valore della missione Unifil in Libano.

”Il 15 settembre 2006 – ha ricordato Bersani rivolgendosi ai militari – ero al governo quando diede il via a questa missione che rappresenta un successo perche’ fa capire anche all’opinione pubblica che cosa significa essere protagonisti di un’azione di pace. Ogni forza politica deve sostenere questi risultati e l’Italia, al di là della dialettica democratica, deve essere unita nella vocazione europea e internazionale, e unita, come insegnate voi, da Aosta a Messina”.

Il leader Pd ha poi affrontato il tema della riduzione del contingente italiano in Libano, decisa nel decreto di rifinanziamento delle missioni: ”Tutte le decisioni si possono prendere ma bisogna capire i criteri. Noi non abbiamo ancora sentito il ragionamento, lo sentiremo e vedremo se siamo d’accordo. Le ristrutturazioni si fanno in rapporto con gli alleati”.

Bersani ha quindi fatto un confronto tra le missioni in Libano e nei Balcani e altre come quella in Afghanistan: ”Serve una riflessione più approfondita sull’evoluzione in Afghanistan, perché ancora non si vede una nuova fase politica e noi dobbiamo riflettere. In altre situazioni, come in Libano e nei Balcani, c’è un peculiare ruolo italiano, si può discutere della quantità ma non perdere di vista anche il valore strategico di missioni dove l’Italia è protagonista”.