Bocchino: “Berlusconi voleva la mia testa”. Il premier: “Non si sputtani il partito”

Pubblicato il 29 Aprile 2010 - 11:02 OLTRE 6 MESI FA

Italo Bocchino

Ora che le dimissioni da vice capogruppo dei deputati Pdl sono cosa certa, Bocchino si sfoga e accusa Berlusconi. Svela il retroscena di un colloquio con il premier prima di una puntata di Ballarò su Rai 3. Il deputato campano rivela di averlo sentito telefonicamente prima della registrazione e che il premier gli avrebbe chiesto di non partecipare alla trasmissione.

“Per telefono ho dovuto spiegare a Berlusconi che non era possibile che io non andassi a Ballarò – afferma Bocchino – Il presidente del Consiglio ha chiamato un dirigente per dirgli: “Non devi andare in televisione, non devi dire cose che non condivido”. “Berlusconi – conclude il deputato finiano – con toni concitati mi ha detto più volte: ‘Farai i conti con me, poi vedremo’. “E’ evidente che c’è tentativo di sterilizzazione del dissenso”. Quando Bocchino ha però detto che avrebbe partecipato alla trasmissione, il premier avrebbe risposto: “E allora ti infilzo”.

Ed ecco la versione di Berlusconi. Il premier la racconta durante la cena che tiene tradizionalmente a palazzo Grazioli con un gruppo di senatori del suo partito. “Ho chiamato Bocchino l’altra sera – avrebbe detto Berlusconi – quando doveva andare a Ballarò. Con me, devo dire, è stato anche un po’ insolente. Gli ho detto che non si può andare in tv a fare sceneggiate coinvolgendo il partito. Tutti nel Pdl devono capire che non si può sputtanare il partito”.

“Non è accettabile – dice Bocchino – che chi ponga in discussione un sistema fondato su un centralismo carismatico che non ha eguali in Occidente, debba essere cacciato o costretto ad andare via. Il Pdl sta diventando il partito della paura, altro che partito dell’amore. Dopo la ‘profonda gratitudine’ al Capo del popolo – conclude – abbiamo scoperto che il Pdl si regge sulla regola del ‘colpirne uno per educarne cento’. Mi dispiace, ma noi vogliamo un partito della Libertà.

Era stato Berlusconi stesso a volere un’accelerazione per definire la faccenda, dopo la giornata di ieri in cui il governo è andato sotto in due votazioni alla Camera e al Senato (con conseguente polemica sulle presunte “assenze strategiche” dei finiani), e Fini che a Porta a Porta ha sparato contro tutti (“Non sono presidente della Camera per un regalo di Berlusconi”, tanto per ricordarne una). Da qui il commento amaro del premier, che rientrato a Roma dopo il vertice con Putin a Milano, si era lasciato andare: “Sembriamo l’armata Brancaleone”.

Cicchitto aveva già anticipato che le dimissioni del suo vice non mettono a rischio il suo ruolo di capogruppo.  E sulla polemica sollevata dalle dichiarazione di Bocchino, dice: “Le possibilità sono due: o ci troviamo di fronte un caso di incontinenza mediatica o all’obiettivo di destabilizzare sistematicamente la situazione interna al Pdl”. Negli ultimi giorni lo scontro tra i due non era più un segreto, come dimostra la lettera che Cicchitto ha rivolto a Bocchino: “Caro Italo – scrive – alla tua lettera di dimissioni fa oggi seguito una tua nuova lettera (preceduta e seguita da pubbliche dichiarazioni non proprio distensive) con cui pretendi semplicisticamente e con motivazioni astruse e non condivisibili di ritirare le tue dimissioni, apparse su tutti i giornali e televisioni con voluto effetto mediatico”.

Bocchino ha già anticipato la contromossa: si candiderà al ruolo di capogruppo alla Camera, al posto dello stesso Cicchitto. Sarà a quel punto che si misureranno gli equilibri tra finiani e berlusconiani.