Intercettazioni, Bocchino perplesso: “Il testo della legge non va”

Pubblicato il 22 Maggio 2010 - 09:57 OLTRE 6 MESI FA

Italo Bocchino

Al finiano Italo Bocchino il testo della legge sulle intercettazioni non piace e lo spiega, senza mezzi termini, in un’intervista al quotidiano La Stampa. “Non grido alla censura” e “trovo sacrosanto il principio di non pubblicare le intercettazioni nude e crude” spiega Bocchino, però “così come è stato scritto, il ddl sulle intercettazioni sarebbe una legge che non può funzionare”.

Per spiegare le sue perplessità il finiano ricorre ad un esempio concreto:  “Se il sottoscritto viene accusato di un reato infamante, i giornali danno la notizia il primo giorno. Mettiamo poi che nei giorni seguenti io vada a farmi interrogare oppure che venga fuori un testimone che mi scagiona. Ebbene – continua Bocchino – siccome sono atti di indagine non se ne può più parlare. Ma è mai possibile? Mi sembra oggettivamente un po’ strano”.

“Per questo – aggiunge l’esponente Pdl vicino a Gianfranco Fini – invito tutti, e innanzitutto il Pdl, a riflettere meglio. La formulazione che era stata trovata alla Camera, che vietava la pubblicazione delle intercettazioni ma permetteva di riferire “per riassunto” gli atti giudiziari, mi sembra ancora oggi la migliore”.