Bollette, le fabbriche non ce la fanno. Altri mld in arrivo dal governo. Conto da girare a No Triv, No Gas

Bollette, la manifattura non ce la fa. Governo Draghi prepara Decreto per altri mld per alleviare costo del gas che soffoca le produzioni. Altri, dopo già 50. Ma ciò che questo governo dovrebbe è più di ciò che può essendo in attesa del prossimo. Conto bollette da girare almeno in parte a No Triv, No Tap...e oggi No Gas. Il caso Piombino, esemplare.

di Lucio Fero
Pubblicato il 26 Agosto 2022 - 09:52 OLTRE 6 MESI FA
mario draghi ansa

Mario Draghi (Ansa)

Bollette, costi dell’energia, pagarsi l’energia per produrre. Bollette triplicate spesso, raddoppiate sempre. La manifattura, le fabbriche, i luoghi di produzione delle merci non ce la fanno a pagarle, soprattutto a sostenere il ritmo degli aumenti. Non tutta la manifattura ma ormai le fonderie, la ceramica, il tessile e il non farcela va estendendosi a macchia d’olio e si rasenta l’inoperatività.

Non si fanno contratti se non a un mese per la fornitura d’energia, non si riescono a rinnovare se non pagando in anticipo, il che è una follia per le imprese che non possono pagare al buio senza sapere se e quanto produrranno e consumeranno. Scaricare l’aumento dei costi sui clienti più di tanto non si può.

Insomma davvero settori industriali, davvero quella che si chiama la manifattura non può farcela a sopravvivere pagando le conseguenze del gas che si paga 320 ad unità di misura quando un anno fa di euro a misura ne costava circa trenta. La manifattura, le fabbriche. Molto più della distribuzione e delle filiere delle merci è la manifattura cui va dato urgente aiuto.

Governo Draghi tra dovere e potere

Il governo Draghi sta preparando altro decreto che sia veicolo di altri miliardi pubblici per limare il caro gas, anzi l’asfissia produttiva determinata dal costo dell’energia che soffoca la manifattura. Altri miliardi, altri perché già 50 di mld la mano pubblica in Italia ha speso per contenere o almeno limare le bollette (in tutta Europa 280 i mld spesi i questa direzione).

Altri miliardi ma più di tanto il governo Draghi non può. Non solo e non tanto perché la cassa pubblica non è infinita, è che il governo Draghi in attesa delle elezioni e quindi del nuovo e diverso governo si trova nella contraddittoria posizione di dover attuare scelte strategiche e del non poter farlo per il suo attuale status di governo per “il disbrigo degli affari correnti”.

Tale è l’enormità del costo dell’energia che il governo dovrebbe non solo stanziare ma anche destinare selettivamente e comunque intervenire, a livello nazionale ed europeo, sulla formazione del prezzo del gas. Ma per farlo dovrebbe prefigurare scelte che poi non possono essere cambiate da chi vince le elezioni domani e governa dopodomani. Quindi, pur nel suo semplicismo, l’idea di Calenda di un vertice con tutti i leader politici per “autorizzare” Draghi non è il banale e sciocco sospendere la campagna elettorale che titoli frettolosi gli hanno attribuito. E’ il “fermarsi per un giorno” per autorizzare insieme e prendersi insieme una responsabilità.

No Triv, No Gas…mandarl loro il conto

Una parte, almeno una parte del conto delle bollette la collettività la dovrebbe mandare al movimento e ai comitati No Triv. Anni fa il movimento Noombrina (Abruzzo) , complice la pavidità elettorale e sociale di partiti e istituzioni, bloccò la realizzazione dell’impianto di estrazione di gas al largo, in mare, a circa 20 chilometri dalla costa. La società Rockhope che lo stava allestendo dopo regolare contratto ha fatto causa per danni. Causa vinta, arbitrato internazionale condanna Italia a pagare 190 mln di penale più interessi annuali.

Ma non solo i 190 mln più interessi, il costo di un generale, generalizzato e generico mai trivellare, il costo di questa ossessiva compulsione contro ogni impianto e infrastruttura è nell’aver indotto l’Italia a rinunciare, dismettere la sua attività di estrazione del gas. Un costo che oggi contribuisce, sta in bolletta.

Una quota minima ma una quota del fabbisogno di gas poteva venire dai giacimenti italiani, non fosse stato per i No TRiv. No Triv e No Tap fratelli gemelli. Fosse stato per i No Tap non avremmo il gasdotto in Puglia. E della famiglia fanno parte qui e oggi i No Gas, o meglio quelli del No al rigassificatore. Quindi niente gas da estrarre, niente tubi per portare il gas, niente navi con gas liquido e posti dove viene appunto rigassificato. A tutti costoro andrebbe girato il conto delle bollette.

Il sindaco di Piombino

Il conto ai No Triv, No Tap, No Gas…E invece carezze e complicità. A Piombino c’è un sindaco che dice: mai e poi mai qui il rigassificatore. Il sindaco è di Fratelli d’Italia, partito della Meloni. E Fratelli d’Italia è per i rigassificatori, lo dice anche il sindaco di Piombino. Ma dice anche: Giorgia è d’accordo con me.

Dunque Fratelli d’Italia è per i rigassificatori sì, ma in astratto, è per i rigassificatori senza indirizzo. Altrimenti, quando c’è l’indirizzo del rigassificatore, questo smette di essere la bombola d’ossigeno e diventa la bomba ecologica. E’ questa ambiguità oltre il limite del cialtronesco della politica che aggrava il costo e il conto delle bollette. E mica solo Fratelli d’Italia.

Quasi simmetrica la posizione del Pd: sì ai rigassificatori, ma a Piombino anche no. D’altra parte il Pd è in alleanza elettorale con Verdi e Sinistra Italiana che da sempre sono intimi col mondo No tutto e fino a ieri il Pd era in alleanza strategica con M5S che dell’anti modernità e del delende ogni infrastruttura ha fatto bandiera e missione.