Bondi scrive al Pd: “Cari compagni, non mi sfiduciate”

Pubblicato il 16 Dicembre 2010 - 12:09 OLTRE 6 MESI FA

Sandro Bondi

Sandro Bondi riscopre la parola “compagni” e la usa in una lettera inviata al Pd alla vigilia della mozione di sfiducia. Una lettera in cui dice: “Cari compagni, non mi sfiduciate”.

”Siccome riconosco ancora nei principali leader della sinistra, in particolare a Bersani, Veltroni e Fassino, un residuo di concezione seria della politica e di rispetto nei confronti degli avversari politici- scrive il ministro – almeno questo è quanto io ho imparato dalla scuola del Partito Comunista, vi chiedo di fermarvi, di riflettere prima di presentare contro di me un atto parlamentare così spropositato, pretestuoso e dirompente sul piano umano, che rappresenterebbe un’onta non per me che lo subisco ma per voi che lo promuovete”.

”Qual è la ragione per cui la presentate? (la mozione di sfiducia, ndr). – aggiunge Bondi – I crolli avvenuti a Pompei? Non posso crederci. Sapete bene che altri crolli sono avvenuti nel passato, e probabilmente avverranno anche nel futuro, senza che a nessuno passi per la testa di chiedere le dimissioni del ministro pro tempore alla cultura – scrive Bondi – Mi imputate forse la colpa di non aver chiesto con la necessaria forza e determinazione maggiori fondi alla cultura? Anche questo – lo sapete bene – non corrisponde alla realtà. L’ho fatto, nei modi giusti e senza inutili polemiche, e nei prossimi giorni saro’ probabilmente in grado di annunciare alcuni risultati ottenuti per quanto riguarda il rifinanziamento degli incentivi fiscali a favore del cinema e del fondo unico per lo spettacolo”.

”Tuttavia – conclude il ministro – desidero rivendicare anche un mio diverso approccio alle questioni culturali, che personalmente non ritengo si esauriscano nella richiesta di maggiori fondi, ma soprattutto nella realizzazione di profonde e necessarie riforme del settore, come ad esempio quella molto importante e decisiva per tutto il settore dello spettacolo che ho portato a compimento riguardante la riforma degli enti lirici. Non posso credere che per la sinistra questo sia un motivo sufficiente per chiedere le mie dimissioni, attraverso una mozione di sfiducia individuale”.