Bonino-Cassandra sulle tv. I “target” del generale La Russa. Rissa tra eletti dal popolo e la matematica

Pubblicato il 22 Marzo 2010 - 14:57| Aggiornato il 21 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA

Emma Bonino

La “profezia di Emma”, il “target di La Russa” e il corpo a corpo ingaggiato dagli eletti del popolo contro la matematica sono il tris consigliato sul robusto menù con cui si apre l’ultima settimana di campagna elettorale. Ecco la “profezia”, l’antipasto “saporito”. Dice Emma Bonino: “Questa settimana Berlusconi occuperà manu militari tutte le televisioni”. Non come ospite in talk-show televisivi che la Rai ha cancellato, Mediaset si guarda bene dall’organizzare e vanno in onda solo a diffusione forzatamente limitata su Sky e La Sette. E neanche in “duelli” faccia a faccia con Bersani. Berlusconi ha riproposto la singolare teoria che il confronto si fa solo con gli avversari “rispettosi”. E, se siano rispettosi o no, il giudizio spetta soltanto a Berelusconi stesso. Dunque, se Bonino in questo caso è Cassandra, se insomma prevede il vero e ci “prende”, dove e come Berlusconi occuperà le tv? Elementare Watson avrebbe detto Sherlock Holmes: nei e mediante i telegiornali. Con “interviste” al premier corredate dal simbolo elettorale del Pdl che campeggia alle spalle. Oppure con “cronache” dei suddetti telegiornali che al premier porgono il microfono e poi glielo lasciano in mano. Se la Bonino ha ragione e ci “prende”, allora sarà una settimana politico-televisiva singolare assai: zero condicio o quasi per i dibattito e i confronti, camera fissa e microfono aperto per i comizi, soprattutto quelli del premier.

Non fa il profeta La Russa, ma il generale sì. Il generale che dispiega la mappa del campo di battaglia e indica gli obiettivi, appunto i “target”. Eccoli secondo il ministro della Difesa e importante esponente del Pdl. “Partiamo da undici Regioni a due per loro, per la sinistra, così andò cinque anni fa. Per vincere ci basta qualche Regione in più. Ma dieci per loro e tre per noi sarebbe una vittoria di Pirro. Da quattro Regioni per noi in su è un trionfo”. Dunque quattro Regioni conquistate è il “target” che La Russa assegna al centro destra. Due sono sicure: Lombardia e Veneto. Sicure anche e soprattutto perché c’è la Lega. Una, la Calabria, è quasi sicura. Anche perché in Calabria l’opposizione presenta e si divide tra due candidati. Per la quarta La Russa e il Pdl sperano in Caldoro in Campania. Sperano meno in Cota in Piemonte o nella Polverini nel Lazio o in Biasotti in Liguria. Meglio di tutte le altre ipotesi sarebbe per la destra la conquista del Lazio. Governo e maggioranza potrebbero dire di essere vincenti nelle Regioni più popolose. Ma la Campania come quarta gli basta. Aspettative prudenti e forse realistiche. Che però scontano un “non detto”. Eccolo il non detto: se nelle tredici Regioni in cui si vota gli italiani votassero come nel 2008 alle politiche, allora alla sinistra ne resterebbero quattro sicure: Emilia, Toscana, Umbria e Marche e una incerta, la Puglia. Se gli italiani votano come quando hanno eletto Berlusconi premier il risultato dovrebbe essere: otto Regioni a cinque per il centro destra. La Russa dice che la vittoria per le forze di governo è a quota nove a quattro per il centro sinistra. Dunque, prevede, calcola e sconta, ma apertamente non lo dice, che gli italiani voteranno in maniera diversa dal 2008.

Il Pdl in piazza San Giovanni a Roma

Infine “l’offesa” che la matematica ha inferto agli eletti dal popolo. Maurizio Gasparri, capogruppo Pdl, ha fieramente denunciato questo nuovo vulnus, questa arrogante ferita che poteri non legittimati dal voto hanno inferto alla volontà popolare. Volontà popolare che si esprime nella volontà dei suoi eletti, insomma nella volontà di Gasparri. Lo ha spiegato bene Berlusconi, sia pur parlando d’altro, ma il ragionamento è lo stesso. Ha detto il premier: “Ma vi rendete conto? Noi facciamo una legge in Parlamento, noi gli eletti dal popolo. E poi magari una Corte Costituzionale ce la boccia quella legge…”. Ferita “giudiziaria” alla volontà popolare. Cui regolarmente si aggiunge la “ferita mediatica” dei giornali che non rispettano la “volontà popolare”. Gasparri ha denunciato l’ultimo insulto, quello portato dalla matematica: ma chi l’ha votata la matematica? Supponente e sfrontata la matematica dice che a Piazza San Giovanni, a stiparli come sardine, c’entrano 160mila persone. Non solo, la matematica, con il subdolo e capzioso strumento della moltiplicazione, dice che in 770 pulmann c’entrano 43mila persone. Intollerabile: gli eletti dal popolo hanno detto: un milione e passa. Dunque la matematica ceda il passo alla voce degli “eletti dal popolo”. E stia attento quel Questore che ha detto 150mila. Per ora Gasparri gli ha dato dell’ubriaco, per avvertirlo gentilmente. In Questura a Roma si scambiano un massiccio e compatto e romanesco “nun ce se crede…”. Pensavano di aver fatto un favore o quasi: la piazza non era tutta piena e non era tutta occupata da manifestanti, c’era il maxi palco, i gazebo…e i vigili urbani di pullman ne avevano contati 450 e non 770. Insomma, erano centomila scarsi e la Questura aveva “arrotondato” a 150mila perché: insomma, sono quelli che stanno al governo… Arrotondamento che non era stato concesso il sabato prima a quelli dell’opposizione che avevano anche loro moltiplicato per dieci i manifestanti nella loro piazza. Non avevano in Questura però tenuto conto della volontà popolare e del grido orgoglioso di Gasparri: la matematica? Me ne frego!