La “cacciata” di Fini miccia per il voto anticipato. Bossi a Berlusconi: “Prima dacci l’autonomia del Nord”

di Mino Fuccillo
Pubblicato il 23 Aprile 2010 - 14:27| Aggiornato il 21 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA

Umberto Bossi ha parlato duro, durissimo a Fini: “Va cacciato”. Ma soprattutto ha parlato alla “ex nuora” perché la “grande suocera”, cioè Berlusconi, intenda. Il capo leghista è tornato ad alludere al secessionismo, “il popolo del Nord che non ne può più…il nuovo cammino del popolo padano…la nuova, stretta strada da percorrere da soli…”. Ha indicato in Fini un “nemico del Nord” di cui disfarsi. Ha fatto mostra di disperare che il federalismo possa realizzarsi. Poi è andato da Berlusconi, per spiegargli a voce, caso mai non avesse inteso quanto scritto su La Padania. Ed ecco il messaggio recapitato, l’avvertimento chiaro: caro Berlusconi, fai come ti pare, ma stai attento.

Attento a cosa? A quella frase di Bossi dove si dice del “crollo verticale del governo e probabilmente dell’alleanza tra Lega e Pdl”? Sì, proprio a quella frase, a condizione che Berlusconi intenda cosa significa. Significa: caro Berlusconi, se stai pensando ad elezioni anticipate nel 2011, se stai pensando ad usare una “cacciata di Fini” come miccia e scintilla che brucia la legislatura, se hai la tentazione di riconvocare il popolo per un nuovo plebiscito sulla tua persona, allora stai molto attento. Attento perché se la Lega non vedrà subito, prima dell’eventuale voto anticipato, il federalismo fiscale diventare realtà, se la Lega non avrà incassato entro l’anno una robusta e accentuata “autonomia” delle regioni “padane”, se la “padania” leghista non avrà presto gambe, braccia e connotati di legge, allora la Lega potrebbe non seguirti, non andare a corredo della tua strategia. Potrebbe prendere “altra strada”. Più che una minaccia è un richiamo a Berlusconi e suona così: l’interesse della Lega viene prima del tuo. Se camminano insieme, se ce la fai a farli camminare insieme, bene. Altrimenti, attento: la Lega penserà prima a se stessa. Corollario: caro Berlusconi, non ti sognare di utilizzare il tempo che manca ad un eventuale scioglimento delle Camere per farti le “tue” leggi: intercettazioni, lodo, par condicio. Prima di tutto viene il federalismo, anzi “l’autonomia”. E’ questo il prezzo e il pegno dell’alleanza Pdl-Lega. A prezzo non pagato e pegno non onorato, allora arriva il “crollo verticale”.

Problema bello e tosto per Berlusconi, tentato eccome dalla “cacciata” e poi dall’appello al popolo elettore. Fini aveva appena detto a Berlusconi: “Che fai, mi cacci?”, che il premier non inquadrato e non microfonato aveva risposto: “ci sto pensando”. Voce fuggita insieme dal senno e dal cuore di Berlusconi. Ci sta pensando a “cacciare” Fini e gli strumenti della “cacciata” sono non a caso stati messi nero su bianco nella mozione fatta votare alla Direzione del Pdl. Vi si legge delle “correnti” come “neagazione della natura del partito”, si dà esplicitamente mandato al leader e ai coordinatori di controllare e punire. Controllare che i finiani parlino pure “contro” se vogliono, ma non facciano opposizione se non a parole. Tutto è pronto, tutto è stato predisposto per la “cacciata”.

Cacciare Bocchino dalla vicepresidenza del gruppo Pdl sarà relativamente facile, cacciare la Bongiorno e Moffa dalla presidenza delle Commissioni sarà arduo ma non impossibile, cacciare Fini dalla presidenza della Camera sarà quasi impossibile. Ma non è questa la “cacciata”. La “cacciata” come mossa politica sarà all’ordine del giorno e nel piano di battaglia di Berlusconi quando la pattuglia parlamentare di Fini e dei suoi dovesse ritardare, fermare, bocciare una legge o parti di una legge care a Berlusconi. Non lo faranno i finiani sull’economia e men che mai sui voti di fiducia che il governo dovesse chiedere. Ma potrebbero farlo ad esempio sui 60 giorni con proroga massima di 15 concessi dalla nuova legge alle indagini con intercettazioni telefoniche. O su una legge troppo “leghista” nella ripartizioni tra “competenze”, cioè poteri e soldi, tra Regioni e Stato. Che farà a quel punto Berlusconi, sopporterà? Bossi gli ha detto che, se vuole, “sopporti sul suo”, cioè giustizia e affini. Sulla “roba” della Lega non è ammessa “sopportazione”.

Di sopportare comunque Berlusconi non ha nessuna voglia. Il Giornale, anzi Feltri in persona ha già liquidato come “pidocchio” Fini. Verdini ha già ripetuto che Fini deve dimettersi da presidente della Camera. Tutto il Pdl aspetta e si predispone alla “cacciata”. Ma espellere da un partito parlamentari non sarà, se e quando sarà, una pratica “aziendale”. Quanti parlamentari, quanta parte del partito “cacciare”? In Direzione i finiani hanno raccolto il sei per cento dei voti. Bocchino contesta la conta, dice che Verdini ha contato solo i contrari, una dozzina su 171, e non ha contato i favorevoli: una sessantina abbondante. Bocchino lascia intendere che i finiani sono il 20 per cento. La verità è come spesso accade nel mezzo: Fini vale un dieci per cento del partito. Troppi per essere cacciati? No. Ma troppi perché la “cacciata” non si trasformi nel primo passo che porta ad elezioni anticipate.

Ed è in fondo questo che Berlusconi vuole o almeno preferisce. Il premier per cultura e abitudine sa come conquistare, includere, comprare. Oppure scomunicare, eliminare, espellere. Gestire l’opposizione interna non sa e non vuole. Elezioni anticipate nel 2011, nuova cambiale firmata dagli elettori, nuovo Parlamento che due anni dopo potrebbe mandarlo al Quirinale. Percorso netto, forte tentazione. Ma Bossi gli ha detto: fallo se vuoi e soprattutto se sai come farlo dando alla Lega, prima, ciò che la Lega vuole. Indicando con brutale chiarezza che la Lega non segue se prima non incassa. Indicando anche indirettamente a Fini cosa fare, dove colpire per scombinare il progetto berlusconiano: il federalismo che si incarna e diventa “autonomia”.

Cosa faranno i tre? Berlusconi darà a Bossi tutto quel che potrà, questo è sicuro. Quel che non è più matematicamente sicuro è appunto quel che potrà davvero in Parlamento. Bossi lo ha capito e per questo gli intima che gli eventuali “cocci sono suoi”. Bossi sosterrà Berlusconi, non può e non vuole sganciarsi, ma lo terrà a catena, come un creditore che vuole essere pagato subito e in contanti. Fini darà corpo e immagine alla sua opposizione nel Pdl stando attento a non andarsene ma a farsi eventualmente cacciare. E userà il tempo che gli rimane nel Pdl, poco o tanto che sia, per impedire che Berlusconi si faccia ancora una volta invulnerabile. Forse lo dirà un giorno esplicitamente o forse no, ma ciò che dirà al paese è più o meno questo: Berlusconi sacrifica alla Lega l’unità e la coesione nazionale, gli consegna un paese da smontare.

Ci sarebbe anche in questo paese un’opposizione. La sua prima reazione è stata ancora una volta quella di contemplare il suo ombelico. Siccome la discussione interna al Pd è se Fini sia “accidente” o “sostanza”, per non sbagliare Bersani ha definito: “indecoroso lo spettacolo” della Direzione del Pdl. E ha sbagliato in pieno, ogni aggettivo poteva essere usato: drammatico, preoccupante…Ma indecoroso no, non c’è stato nulla di indecoroso in una pagina di verità politica. Bersani ha sbagliato aggettivo non a caso, il Pd è già sull’orlo di una crisi di confusione da panico da elezioni anticipate. Nel caso dovrebbe scegliere in fretta identità, alleanze, candidato alla presidenza del Consiglio. Dovrebbe insomma sapere chi è e cosa vuole. Bossi lo sa, Berlusconi pure e lo sa anche Fini. Il Pd se lo domanda.