Bossi: “L’Italia è morta, la Padania il futuro”

Pubblicato il 19 Agosto 2011 - 22:39 OLTRE 6 MESI FA

Umberto Bossi (Foto LaPresse)

ROMA – Continua il tour estivo di Umberto Bossi, da una festa della Lega all’altra. “Quel che sta avvenendo è una svolta storica, non è una cosina da niente – ha detto in un comizio a Schio, riferendosi alla crisi economica – la gente capisce sempre di più che l’Italia va a finire male e quindi si prepara al dopo. E per noi il dopo è la Padania – ha detto- i popoli del nord uniti sarebbero lo stato più forte d’Europa”.

“Quando verrà il momento, non possiamo farci trovare impreparati. Dobbiamo essere pronti con la nostra Padania. Per fortuna siamo partiti tanti anni fa e il profondo del cuore della gente del nord sente che il progetto è passato e che l’idea che si possa vincere insieme è partita”.

Il leader del Carroccio ha poi affrontato il tema della manovra. “Abbiamo bloccato l’aumento dell’Iva, lo voleva il partito di Berlusconi” ha poi detto. “Se si porta su l’Iva, i commercianti intervengono sui prezzi e dicono che è colpa del governo che ha aumentato le tasse”.

Il Senatur ha poi rimesso in discussione il taglio delle province: “Ormai in Parlamento si sono messi in testa che così si risparmiano soldi. Non è così, e comunque i dipendenti vanno poi riassorbiti. In ogni caso non taglieremo le province storiche”.  Bossi ha assicurato che si troverà una soluzione per non penalizzare gli enti locali.

Ha fatto un chiaro riferimento ai dissidi interni al suo partito. Lunedì si riunirà la segreteria politica della Lega, proprio per discutere dellla manovra. “La Lega è una forza politica popolare, deve essere unita e forte. Il sindaco di Verona dice le sue cose, qualcun altro dice le sue ma noi abbiamo il compito storico di fare l’interesse della gente del Nord”.

La Padania appunto, una sorta di frontiera, con Bossi che ha più che bisogno di risollevarsi dopo le recenti contestazioni e le fughe. Giovedì aveva annullato un comizio per paura dei contestatori, nella notte Bossi è addirittura scappato dall’albergo, alla chetichella, per evitare altri insulti.

Giorni difficili dunque per il leader del Carroccio: si sta accorgendo che il suo popolo, il popolo padano, gli sta sfuggendo di mano. Lo contesta senza più tante remore, è in disaccordo e non lo segue più per urlargli “bravo” o “padania libera” ma semmai per mostrargli vessilli listati a lutto e gridargli dall’auto un sonoro “cialtrone”.

Il Senatur è all’angolo: non può mollare l’alleato Berlusconi (anche se rispolvera la canotta come ai tempi del ribaltone) ma ha la base che gli si sta rivoltando contro.