Paghetta a Calderoli, vitalizio a Bossi: “famiglia Lega” mantiene i figli

Pubblicato il 27 Maggio 2012 - 14:15 OLTRE 6 MESI FA

Foto Lapresse

ROMA – La “paghetta” per Calderoli, il “vitalizio” per Bossi: se le notizie date il 27 maggio rispettivamente da Il Giornale e da Libero fossero vere, la “grande famiglia Lega” dimostra ancora una volta di pensare ai propri figli. Attraverso un sistema di “welfare” che garantisca sostegno a chi tanto ha dato per il partito in questi anni.

Calderoli

La prima delle due storie la racconta Il Giornale, in un articolo firmato da Paolo Bracalini. Bracalini cita il memoriale scritto da Piergiorgio Stiffoni, ex tesoriere della Lega (ora fuori dal partito). Stiffoni ha scritto un memoriale che, scrive Bracalini, dovrebbe consegnare ai giudici che indagano sullo scandalo del Carroccio: Le ricevute mensili, firmate dal senatore leghista, sono contenute nel memoriale che l’ex tesoriere della Lega al Senato, Piergiorgio Stiffoni, cacciato malamente dal partito, ha raccolto e tiene pronto per i pm di Roma, quando lo chiameranno. Dalle carte emergecheCalderoli,subitodopolacaduta del governo di cui era ministro della Semplificazione (suo sottosegretario era Francesco Belsito), quindi a metà novembre 2011, chiese ed ottenne dalla tesoreria della Lega al Senatoun contributo mensile di 2mila euro, oltre ovviamente allo stipendio da senatoreeall’affitto per l’appartamento a Roma (pari a 2.200 euro mensili).

Bracalini spiega che il primo mese la «paghetta» è stata trasferita con bonifico bancario, ma nei mesi successivi (almeno quattro) il contributo è stato dato cash, in contanti, all’attuale triumviro della Lega, cui Stiffoni faceva firmare ricevute senza un giustificativo.

Bracalini ipotizza fossero in qualche modo dovuti a Calderoli, visto che il governo era appena caduto e quindi aveva perso il ruolo di ministro: Forse una compensazione per il surplus di lavoro fatto da Calderoli come coordinatore nazionale delle segreterie (incarico per il quale «non ho mai percepito un’indennità », ha già spiegato Calderoli, visto che per anni la Lega gli ha riconosciuto «soltanto un rimborso per le spese sostenute »che,tra l’altro,«è stato costantemente e totalmente devoluto al movimento stesso»), o per l’introito da ministro che era venuto a mancare causa caduta governo. I gruppi parlamentari possono usare i soldi messi a disposizione dal Senato e dalla Camera (in tutto 70 milioni l’anno), come credono, all’interno di certi parametri.

Bossi

Matteo Pandini su Libero ha scritto invece che la nuova strategia di Roberto Maroni (che ambisce a diventare il successore di Bossi alla segreteria del partito) prevede una sorta di “vitalizio”. Con le “spalle coperte”, Bossi potrebbe ritirarsi senza troppo rancore dai “piani alti” del partito, lasciando la leadership all’ex Ministro dell’Interno una volta per tutte.

Secondo Pandini “verrà così affermato un principio: l’uomo di Cassano Magnago è il padre fondatore e come tale non verrà mai abbandonato. Anche dovesse ritirarsi a vita privata. Nel patto, che è stato visto anche da altri dirigenti ed è stato buttato giù in via Bellerio lo scorso 11 maggio, non si fanno cifre”.

Ma è chiaro, ha specificato Pandini, che la famiglia di Bossi rimarrebbe esclusa dalla copertura finanziaria: “Il piatto forte dell’intesa, come era emerso nel consiglio federale di pochi giorni dopo, è tutto politico e prevede il via libera a Roberto Maroni segretario federale con Bossi presidente. Il vecchio capo avrà anche l’ultima parola sulle espulsioni dei militanti da più di vent’anni, così da blindare alcuni fedelissimi che temono ritorsioni, a partire dalla moglie Manuela Marrone”.