Botte, odio e veleno: da tutta Italia cronache di guerriglia etnica

di Lucio Fero
Pubblicato il 31 Agosto 2017 - 10:24 OLTRE 6 MESI FA
Botte, odio e veleno: da tutta Italia cronache di guerriglia etnica

Botte, odio e veleno: da tutta Italia cronache di guerriglia etnica (nella foto, la rissa tra immigrato e conducente sul bus di Parma)

ROMA – Botte, odio e veleno: da tutta Italia arrivano cronache di evidente guerriglia etnica. Focolai di scontro tra “residenti e migranti” come scrivono appunto le cronache si accendono da Nord a Sud. Soprattutto sembra non ci siano più “pompieri” in grado di spegnere. Sembra quasi ci sia una quasi ipnotizzata attesa dell’incendio “grosso” che inevitabilmente prima o poi verrà.

Parma, lite e poi migrante aggredisce autista di bus (Corriere della Sera, video Youtube, stampa locale).

Roma, lite tra un eritreo e ragazzini del quartiere, quindi coltellata all’eritreo che aveva tirato sassi ai ragazzini e madre che guida assedio dei bianchi al centro accoglienza dei neri. Seguono tv che raccolgono fantasmagorici racconti del tipo: “Io aggredito da quaranta di loro”. E ci credono pure, le tv. E anche i giornali. Ma quel che è vero è che la gente ha posto davvero un’alternativa: o va via il centro stranieri o non apriamo la scuola.

Casandrino vicino Napoli, scontri tra migranti e residenti (ancora Corriere della Sera e Il mattino ovviamente).

Facebook e quindi ogni organo di stampa: Fabio Cenerini capogruppo Forza Italia-Toti consiglio comunale La Spezia prima posta e poi rivendica che lui a Cortina vuole una bianca Heidi e non una con la pelle scura che serva ai tavoli in costume tradizionale.

In sequenza dunque botte, odio e veleno. E sono solo le cronache di un giorno, di un giorno solo. Sono le cronache di una guerriglia etnica. Prima sceneggiata più che combattuta, mimata nelle dichiarazioni e sparate dei politici che chiamiamo con qualche eufemismo “sovranisti”. Erano parole. Sono stati a lungo solo parole. Poi sono diventati inneschi.

Perché la guerriglia etnica da sceneggiata politica si è fatta umore di popolo. Varie forme e gradazioni di insofferenza e ostilità caratterizzano e formano qui e adesso un umore di popolo che vede in quelli con la pelle scura non i diversi ma i molesti. Del tutto sdoganata nella pubblica opinione e anche nel pubblico sentire ufficiale è la volontà di farne a meno, allontanarli.

Simmetricamente, inevitabilmente quelli con la pelle scura che sono qui avvertono di essere vissuti e guardati come ingombro e pericolo. Sviluppano, se già non la portavano, ostilità verso chi è loro ostile. Bianchi e neri in strada sempre più spesso si guardano con un nuovo sospetto. Il Gran Circo delle chiacchiere intrise di veleno abita e mette in scena i suoi spettacoli dentro il castello dell’informazione.

Ogni maschio con la pelle scura è un potenziale stupratore è indotta a pensare ormai qualsiasi donna bianca. “Io non sono razzista ma quelli sono bestie” è la premessa quasi di rito degli intervistati dalle tv sui luoghi della guerriglia etnica. E quelli con la pelle scura, più scura della nostra sempre più rinchiudono le loro donne nel recinto della sottomissione, serrano le loro famiglie nell’osservanza di regole e stili di vita incompatibili e ostili con noi, serrano se stessi in ghetti e/o clan.

Botte, odio e veleno: focolai di guerriglia etnica crescono.