Breaking news: Berlusconi e Bertolaso ammettono: “Qualcosa c’è”

di Lucio Fero
Pubblicato il 12 Febbraio 2010 - 14:32| Aggiornato il 21 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA

Guido Bertolaso e Silvio Berlusconi

Le tangenti non sono una novità, corrono in Italia da decenni. Mazzette, borse, borsette e borsone di denaro che passano di mano. Dalla mani di imprenditori che vogliono appalto e denaro pubblico alle mani di pubblici funzionari o “decisori” politici. Le escort, la “tangente in natura”, è più recente. Ma anch’essa come moda e pratica, come “integrativo” alla corruzione ha ormai qualche annetto sulle spalle. Però qualcosa di nuovo c’è, una autentica inedita e in fondo inaspettata notizia e novità.

Per trovarla bisogna leggere  e ascoltare con attenzione quello che hanno detto Berlusconi e Bertolaso. La notizia, chiara e lampante ma non illuminata a dovere dalle cronache, è che entrambi hanno ammesso che corruzione c’è stata. In quasi venti anni, in tutte le occasioni che riguardavano o toccavano un suo uomo, affare o responsabilità, Berlusconi non lo aveva mai fatto. Stavolta sì, stavolta ha detto: “Se c’è un cento per cento di cose buone ed efficienti, e c’è un 1% per cento di cose irregolari, questo va messo da parte”. A parte l’arida e matematica considerazione per cui cento meno uno fa 99 e il 101% di qualcosa non esiste in natura, in logica e in aritmetica, a parte la notazione del direttore di Repubblica, Ezio Mauro, per cui così si inaugura una concezione della “legalità a percentuale”, Berlusconi “l’un per cento discutibile” lo ammette e lo contempla. Perchè questo accada, ed è la prima volta che accade, deve essere un 1 per cento grosso assai. Parola di Berlusconi: “i magistrati devono vergognarsi”. Per “esagerazione” e non per “complotto”. L’un per cento esclude il complotto.

Voce e percentuale dal sen fuggiti quelli di Berlusconi? Il Tg1 dà la parola a Bertolaso, gli chiede: il magistrato parla di ordinaria corruzione, le che dice?Bertolaso risponde: “Dico che probabilmente quel magistrato ha ragione, qualcuno può aver approfittato, ma quel qualcuno non sono io, io non c’entro…”. Dunque anche Bertolaso non esclude la corruzione. Tutt’altro, ne prende le distanze e difende strenuamente se stesso, non tutti i suoi collaboratori nè tutta la struttura della Protezione Civile per la quale si guarda bene dal mettere la mano sul fuoco.

Diamo dunque per buone e in buona fede le dichiarazioni di entrambi. Attestano in fondo l’ovvio: quando si dà il potere di spendere miliardi di euro senza controlli e con procedure sempre di urgenza ed emergenza, allora è statisticamente probabile, anzi certo che qualcuno rubi. Berlusconi ottimista dice: un per cento. Bertolaso non fa numeri ma neanche obiezioni. Allora mettiamola così, sposiamo per un momento l’ipotesi migliore per tutti: Berlusconi e Bertolaso sono entrambi innocenti giudiziariamente parlando. Però la macchina dell’emergenza perenne, la macchina della spesa senza controllo, la macchina su cui sono saliti i ladri l’hanno costruita, voluta e avviata loro. E Berlusconi orgoglioso ha detto: è una macchina che “non si ferma”.