Brunetta a Dagospia: sinistra rosica, Checco Zalone è nostro. Ma Zalone dixit…

di Redazione Blitz
Pubblicato il 21 Novembre 2013 - 17:11| Aggiornato il 22 Novembre 2013 OLTRE 6 MESI FA
Brunetta a Dagospia: sinistra rosica, Checco Zalone è nostro. Ma Zalone dixit...

Brunetta a Dagospia: sinistra rosica, Checco Zalone è nostro. Ma Zalone dixit…

ROMA – Renato Brunetta rilancia su Checco Zalone, dice che la sinistra rosica perché “il colore della sua risata è il nostro” e non può farci niente. Lo fa sviluppando quanto già scritto nel Mattinale di Forza Italia con una lunga lettera al sito Dagospia. Sunto: non conta il silenzio di Zalone, non conta la presa di distanza del suo manager. Conta la comicità di Zalone che, secondo Brunetta, è in qualche modo affine e in sintonia al mondo berlusconiano.

Ma è davvero così? Brunetta ne è convinto e si espone. Sulla Stampa Marco Bresolin elenca una sequenza di battute di Zalone. E lo fa affondando sul Tweet iniziale di Brunetta, quello con cui il capogruppo aveva spiegato che Zalone esprime in pieno la filosofia “positiva, generosa, anticomunista, moderata e serena di Berlusconi e Forza Italia”. 

Bresolin replica punto per punto:

Positiva. Dalla Tarantella del centrodestra: «Evviva gli stranieri / evviva l’integrazione / ma solo se son femmine / e solo quelle buone».

Generosa. Dalla canzone dedicata alla D’Addario: «Ti faccio fare la velina / ti faccio fare la deputata / ti faccio fare la fiction Rai / ma solamente se me la…» (rima censurata).

Anticomunista. In uno sketch in cui interpreta l’uomo di destra, dice che «il problema della sinistra è l’incapibilità. Perché quando la gente di sinistra parlano noi non capiamo un c…». Sole a catinelle e a fde dc d a f Moderata.«Evviva la Carfagna / evviva la fre…» (rima censurata).

Serena. «Evviva Brunetta / persona come si deve / evviva tutti e sette / evviva Biancaneve».

Brunetta, insomma, canta “Forza Zalone” ma Zalone sembra cantare tutt’altra canzone. 

La lettera integrale di Brunetta a Dagospia. 

Caro Dago,

 il nostro plauso a Zalone, modestamente ispirato a un precedente illustre, ci ha attirato un sacco di fulmini. Li prevedevamo. Ma non ci preoccupano. Il nostro timore era che non lambissero Zalone e il suo film. Per fortuna questo non è ancora accaduto. E capiamo benissimo il produttore di “Sole a catinelle”, che difende il bambinello da Erode e cerca di prendere le distanze dalle nostre osservazioni, riferendo battute che sarebbero in chiave antiberlusconiana, ma che a noi – abbastanza dotati di autoironia – fanno ridere lo stesso.

 Siamo un po’ come gli ebrei, che amano le barzellette su se stessi e se le raccontano, perché in fondo sono espressione di appartenenza.

 In un celebre saggio del 1961, Umberto Eco spiegò perché Mike Bongiorno avesse successo. In “Fenomenologia di Mike Bongiorno” scrisse che il creatore e presentatore di “Lascia o raddoppia?” raffigurava l’animo dell’italiano medio. Ovviamente Eco trattava questo italiano medio con l’ovvio disprezzo che le élites dispiegano verso la gente comune. È noto infatti che “l’intellighenzia ama il popolo ma non sopporta la popolazione” (Solgenitsin). Però Eco diceva la verità. Mike Bongiorno per lui era il prototipo del moderato.

 Noi ieri abbiamo scritto, repetita juvant. “Zalone. Qualcuno l’ha notato? Siamo prudenti nel dirlo perché non vorremmo iniziasse un boicottaggio come quello contro i pompelmi degli israeliani. Il film “Sole a catinelle” di Checco Zalone esprime in pieno la filosofia positiva, generosa, anticomunista, moderata, serena di Berlusconi e di Forza Italia. Zalone-Berluscone”.

 Tre righe e mezzo, su circa una quarantina di pagine. I film sono oggi la letteratura popolare. In essi si esprime qualcosa che va al di là dell’ideologia, ed è lo stato del mondo. Nel caso di Zalone non sappiamo quale ideologia sia, e anzi probabilmente non c’è, ma quella che Eco chiamerebbe in tedesco Weltanschauung è trasparente, e ci piace. E siccome piace a noi pensiamo ci somigli.

 La sinistra è schiattata di invidia. Su tutti i giornali le nostre tre righe e mezzo sono diventate articoli irritati dove il minimo che ci veniva attribuito era il furto con scasso. O il tentativo di subornazione di incapace (rivelatore un titolo di quotidiano secondo cui arruoleremmo Zalone “a sua insaputa”). Il fatto è che la sinistra non si rassegna all’idea che la casamatta della cultura popolare, la quale secondo Gramsci andava occupata subito, sia sfuggita loro di mano. E allora rosicano.

 Poveretti, come soffrono. Zalone è un genio non perché sia berlusconiano (non lo sappiamo, affari privati suoi) ma perché il colore della sua risata è il nostro. E la sinistra non può farci niente.