La Camera nega l’uso delle intercettazioni per Denis Verdini

Pubblicato il 2 Agosto 2011 - 16:55 OLTRE 6 MESI FA

Denis Verdini (Lapresse)

ROMA – L’aula della Camera ha negato l’autorizzazione all’uso delle intercettazioni per Denis Verdini. Hanno votato no in 278, 301 si’ e tre astenuti. La Camera ha quindi salvato il coordinatore del Pdl, proprio nel giorno in cui, invece, ha autorizzato l’uso dei tabulati telefonici e l’apertura delle cassette di sicurezza intestati a Marco Milanese. La notizia ha un significato cruciale: Giulio Tremonti (e quindi il suo ex braccio destro Milanese) può essere toccato, Silvio Berlusconi (e quindi il suo fedelissimo Verdini) no.

Bisogna aprire un’approfondita riflessione sulla norma per le intercettazioni. A rivolgere l’appello alla Camera dei deputati è il coordinatore del Pdl, Denis Verdini, che interviene in aula a Montecitorio poco prima che questa si pronunci sulla richiesta avanzata dai magistrati nell’ambito dell’inchiesta su G8 e terremoto de L’Aquila di utilizzare le intercettazioni che lo riguardano. Il parlamentare ribadisce di essere favorevole a che la Camera dica si’ all’uso delle sue intercettazioni telefoniche e punta il dito contro il fatto che, in realtà, agli atti ne siano state allegate troppo poche rispetto alle conversazioni telefoniche realmente avvenute dalla sua utenza. ”Ne mancano almeno mille – sostiene – vorrei capire quali sono stati i criteri per la loro selezione…”. Verdini se la prende poi con il finiano Nino Lo Presti, che aveva parlato di ”gioco delle parti”, visto che da una parte Verdini sollecita il sì all’utilizzo delle intercettazioni e dall’altra il Pdl vuole negarlo. ”Non c’è alcun gioco delle parti. Questo mi offende – prosegue – io sono favorevole a che si conoscano tutte le mie intercettazioni, perche’ vorrei un accertamento a breve della verità”.

Il coordinatore del Pdl si rivolge quindi al leader dell’Idv, Antonio Di Pietro, ricordandogli di essersi presentato più volte dai magistrati e di non essersi per nulla opposto a che si facesse luce nella vicenda giudiziaria che lo riguarda. Dopo aver ribadito che l’unico luogo deputato a difendersi sia il tribunale, Verdini torna a sollecitare i parlamentari affinche’ si metta presto mano alla riforma delle intercettazioni.

”Io sono abbastanza forte e non mi distrugge nessuno – ribadisce – ma bisogna preoccuparsi del futuro, perché è da tempo che con questo sistema di intercettazioni viene sputtanata troppa gente…”.

Denis Verdini non ha partecipato al voto della Camera che ha negato l’autorizzazione all’uso delle sue intercettazioni, e uscendo dall’Aula ha ribadito di aver fatto un ragionamento sui confini da dare agli ascolti ”pensando agli altri, tanto io sono gia’ sputtanato da due anni”. In Aula, dice, ”ho cercato di spiegare con il ragionamento una questione che attraversa il Parlamento da tempo”. E ”ho fatto leva sul mio caso affinche’ il Parlamento rifletta sui confini” da dare alle intercettazioni, ”se e quando farlo, quando si possono usare”.

Sul tema, aggiunge, ”lo scontro e’ politico e non tecnico”. Quanto alle ‘fughe di notizie’, registrate anche nell’inchiesta in cui e’ coinvolto, Verdini non indica colpevoli ma, dice, ”guardo agli esiti. Qualunque accusa, anche la piu’ infamante – spiega – deve essere circoscritta e il giudizio deve essere rapido”. I tempi ”lunghi” per l’esponente del Pdl ”non fanno bene alla giustizia e fanno un danno clamoroso”. Mentre tempi ”piu’ rapidi” permetterebbero di migliorare ”il rapporto di fiducia nei confronti della magistratura, che si e’ incrinato, almeno nei rapporti tra magistrati e politica”.