Camera e Senato sospendono pensionamenti anticipati dei dipendenti

Pubblicato il 20 Maggio 2010 - 16:23 OLTRE 6 MESI FA

Niente prepensionamenti per i dipendenti di Camera e Senato con effetto immediato e fino al 31 luglio 2010. Iniziano i tagli, e cominciano dal Parlamento. Lo hanno deciso i presidenti di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani, al fine di ridurre la spesa pubblica.

Una nota congiunta spiega che i presidenti dei due rami del Parlamento “hanno adottato un provvedimento di sospensione dei pensionamenti anticipati di anzianità previsti per i dipendenti dei due rami del Parlamento, con effetto immediato e sino al 31 luglio 2010”.

“Il provvedimento – si legge ancora – si è reso necessario per consentire ai rispettivi Uffici di Presidenza di definire, nel periodo di sospensione, attraverso il confronto con le organizzazioni sindacali, misure finalizzate a ridurre la dinamica della spesa in questo settore. L’intervento – conclude la nota – si inquadra nell’indirizzo di generale contenimento delle spese del Parlamento, concordato ieri dai presidenti Fini e Schifani, e che sarà oggetto dell’incontro previsto per mercoledì prossimo tra i Presidenti delle Camere e i competenti organi di direzione politico-amministrativa delle due Assemblee”.

All’intento e al provvedimento comune non si accompagnano delle visioni comuni sugli sprechi del Palazzo. “Non è vero, nel modo più assoluto, che i parlamentari lavorino poco”, dice Renato Schifani che non la pensa come Gianfranco Fini sulla scarsa produttività delle aule parlamentari ma concorda con il presidente della Camera sulla necessità di dare “segnali concreti” e di non fare solo proclami sulla riduzione dei costi della politica.

Il presidente del Senato scende intanto in campo per difendere il buon nome dei senatori contestando l’allarme di Fini sul rischio paralisi delle Camere. Se Fini aveva puntato l’indice contro la settimana corta (a volte anche cortissima), Schifani dipinge i “suoi” senatori come veri sgobboni. Spiega il numero uno di Palazzo Madama: “Da diversi anni sono in politica, prima come semplice senatore, poi come capogruppo e oggi come presidente del Senato e vi assicuro che l’impegno dei miei colleghi nelle commissioni e nell’aula, è sempre stato ed é massimo”.

“Ciò non esclude – precisa il presidente del Senato con una punta di veleno – che si possano individuare ritmi di lavoro ancora più intensi, per consentire al Parlamento di fugare le perplessità di quei cittadini i quali dubitano della nostra produttività legislativa”. In lite sull’orario di lavoro dei parlamentari, Fini e Schifani si sono però trovati d’accordo sui tagli cui sottoporre Camera e Senato.

La misura è stata presa per evitare una “grande fuga” di dipendenti spaventati dai tagli in arrivo. Secondo le stime che circolano si tratterebbe di una platea di alcune centinaia di persone. Bloccati i cancelli, gli uffici di presidenza di Camera e Senato si siederanno al tavolo della trattativa con i sindacati dei dipendenti, per concordare un piano di contenimento della spesa pensionistica.

Una spesa che incide per parecchie decine di milioni sui bilanci delle camere: 197 milioni di euro alla camera per il 2010, 83 milioni al Senato. Le baby pensioni, nei palazzi della politica, sono all’ordine del giorno, visti i sistemi di calcolo in vigore. Rispetto a un normale dipendente pubblico, chi lavora alla Camera può anticipare la pensione pagando, dopo 20 anni di servizio, un contributo annuo del 2% della retribuzione: per ogni quota versata si guadagna un anno sul’uscita dal lavoro. In questo modo i dipendenti di Montecitorio riescono in alcuni casi ad andare in pensione poco sopra i cinquant’anni.

Ma i tagli non riguarderanno soltanto il trattamento pensionistico di ex commessi, impiegati e funzionari. Mercoledì prossimo, Fini e Schifani si ritroveranno insieme per decidere una “manovra” che riguarderà anche gli stipendi e le pensioni dei parlamentari.