Cancellieri: arresti quasi impossibili. Magistrati e Deputati insorgono

Pubblicato il 29 Dicembre 2013 - 10:31 OLTRE 6 MESI FA
Anna Maria Cancellieri: prima di arrestare uno, va informato (Foto LaPresse)

Anna Maria Cancellieri: prima di arrestare uno, va informato (Foto LaPresse)

ROMA — Non c’è solo l’obiettivo di un processo penale più veloce, ma anche quello di maggiori garanzie a chi deve essere arrestato e finire in carcere, fino al punto di essere di fatto avvisato dell’imminente arresto, nel disegno di legge, messo a punto dagli uffici del ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri, che dovrebbe essere varato dal Governo Letta fin da dopo la Befana.

“In futuro, come prevederebbe la bozza della commissione ministeriale guidata [dal magistrato] GiovanniCanzio, l’indagato avrà anche diritto all’ascolto preventivo. Insomma, si ha il diritto a essere avvertiti nel momento in cui qualche pm chiede l’arresto prima che il collegio valuti la richiesta”

avverte il Fatto e questo suona tanto come campanello d’allarme per i criminali.

I magistrati fanno sapere il loro dissenso, ma anche dalla Camera, dove in Commissione Giustizia hanno appena elaborato un loro disegno di legge, arrivano proteste. Riferisce il Fatto:

“Si mostra scettica la presidente della commissione Giustizia alla Camera, Donatella Ferranti: “Non ho letto il testo, stando alle notizie di stampa, con questa modifica si svuoterebbe di senso e di efficacia la misura cautelare””. 

Il testo, informa Dino Martirano sul Corriere della Sera, è stato redatto da una commissione ministeriale guidata dal magistrato Giovanni Canzio

“ma va a sovrapporsi, almeno in parte, ad alcuni provvedimenti già all’esame del Parlamento”.

Ci fu polemica, ricorda Dino Martirano, quando, il 17 dicembre, in occasione del decreto legge svuotacarceri il Governo decise di non inserire

“il testo già approvato all’unanimità (Lega esclusa) dalla commissione Giustizia della Camera in materia cautelare. In quell’occasione ci fu polemica perché è stata attribuita alla delegazione del Ncd, guidata dal vicepremier Alfano, la volontà di inserire una norma che avrebbe favorito Berlusconi (condannato a 4 anni per frode fiscale e sottoposto ad altri processi): quella che vieta il carcere per gli ultra 75enni mentre oggi può finire in cella per motivi eccezionali e rilevanti anche chi ha compiuto 70 anni”.

Il testo approvato in commissione prevede

“una rimodulazione garantista dei presupposti che fanno scattare la misura cautelare in carcere: la pericolosità (reiterazione del reato e fuga) dovrà essere valutata anche con criteri di attualità e non solo in base alla gravità del reato”.

“L’Associazione nazionale magistrati si è espressa negativamente sul punto perché finirebbe per lasciare in libertà, per esempio, gli autori di un omicidio fino a quel momento incensurati”.

Nel nuovo disegno di legge di Anna Maria Cancellieri,

“il primo passo riguarda il rafforzamento delle garanzie per l’indagato che potrà ottenere sempre (esclusi i reati di mafia e terrorismo) un colloquio con il difensore fin dall’inizio dell’esecuzione della misura cautelare in carcere”.

Come notano Valeria Pacelli e Nello Trocchia sul Fatto,

“i legali, potranno istruire bene i propri clienti sulla versione da fornire al magistrato”.

Secondo punto chiave, scrive Dino Martirano:

“la garanzia della collegialità del giudice per l’applicazione della misura della custodia cautelare in carcere in fase di indagine e si rafforza tale garanzia con la previsione del diritto di essere sentiti prima che la misura cautelare sia emessa”.

Si tratta, nota Dino Martirtano, di

“un terreno minato e per questo il governo ha scelto lo strumento della delega”.

Ad esempio,

“l’archiviazione del procedimento per particolare tenuità del fatto fu trattata da Lanfranco Tenaglia (Pd) nella scorsa legislatura e ora è ripresa dalla proposta Ferranti, Orlando Rossomando. Eppure il governo si appresta a chiedere la delega non specificando se la causa di archiviazione varrà solo per i reati a citazione diretta (pena sotto i 4 anni). L’archiviazione dei processi «minori» porterebbe a un sostanziale alleggerimento dell’arretrato penale ma non scatterebbe se il reato bagatellare si configura come un comportamento seriale”.

Il 7 gennaio, quando la commissione Giustizia della Camera riprenderà i lavori, si porrà il problema se «accelerare» il testo sulla custodia cautelare, già votato dai deputati, e inserirlo nel ddl di conversione del decreto carceri (relatore David Ermini, renziano di ferro).

Il presidente della commissione Giustizia, Donatella Ferranti (Pd), prima firmataria del testo,

“chiede rispetto del lavoro svolto dal Parlamento: «Che senso ha proporre una delega per un governo che si prevede duri un anno? Piuttosto se il governo è pronto con un emendamento sul giudice collegiale lo presenti al nostro testo che è in aula».

Il sottosegretario alla Giustizia Cosimo Ferri (giudice fuori ruolo) osserva:

“Il principio della collegialità del giudizio in materia cautelare è condivisibile. Andrà coniugato con i problemi dell’incompatibilità dei magistrati coinvolti e della nuova geografia giudiziaria”.

Traducono Valeria Pacelli e Nello Trocchia sul Fatto:

“Immaginiamo le difficoltà di personale personale e di incompatibilità dei tribunali più piccoli”.

L’8 gennaio, avvertono Valeria Pacelli e Nello Trocchia, sarà in aula anche un altro provvedimento, osteggiato dall’Associazione nazionale magistrati, è il disegno di legge che riforma la custodia cautelare:

“Il punto contestato: un giudice non potrà più applicare la misura cautelare, coercitiva o interdittiva, ricavando il pericolo di reiterazione del reato e pericolo di fuga ‘esclusivamente’ dall’efferatezza del reato contestato. Quindi, carcere o domiciliari più difficili e il magistrato dovrà valutare oltre al fatto anche la personalità del soggetto, i trascorsi, i comportamenti passati e presenti. Se incensurati, per i funzionari pubblici che accettano la loro prima mazzetta, e addirittura per i killer al loro primo colpo, la vita sarà molto più semplice”.

Per Rodolfo Maria Sabelli, presidente dell’Anm,

“paradossalmente, sarà più facile mandare in galera un borseggiatore recidivo che un omicida al primo reato o anche un funzionario che si fa corrompere per la prima volta. Rischiamo di non riuscire ad applicare a un omicida neanche un divieto di espatrio”.