Cancellieri, da chiamata pro Ligresi a sfiducia M5s: “Attacco politico”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 4 Novembre 2013 - 09:11 OLTRE 6 MESI FA
Cancellieri, da chiamata pro Ligresi a sfiducia M5s: resterà al governo?

Anna Maria Cancellieri (Foto LaPresse)

ROMA – “Quello contro di me è un attacco politico”.  Anna Maria Cancellieri resta al governo per il momento. Il ministro della Giustizia accusato di aver favorito la scarcerazione di Giulia Ligresti ha offerto le sue dimissioni per due volte. Ma dopo che il premier Enrico Letta le ha respinte, scrive Fiorella Sarzanini sul Corriere della Sera, la Cancellieri ha deciso di restare al governo e di dichiararsi tranquilla: “Ho agito in piena correttezza”. Ora il ministro della giustizia dovrà attendere il dibattito in Senato per la mozione di sfiducia presentata dal Movimento 5 stelle nei suoi confronti.

La Sarzanini sul Corriere della Sera ricostruisce la vicenda, partendo dal mese di luglio 2013, quando i Ligresti furono arrestati, e quali sono i rapporti del ministro con Gabriella Fragni e con la famiglia:

“Si torna dunque al  17 luglio, quando scattano gli ordini di cattura per Salvatore Ligresti e per i tre figli. Lionella e Giulia finiscono in carcere, Paolo riesce a sfuggire al provvedimento. Quello stesso giorno è Cancellieri a chiamare l’amica Gabriella per esprimere solidarietà. Le spiega che «da tanto tempo volevo chiamarti» e poi aggiunge: «Qualsiasi cosa posso fare conta su di me». Una messa a disposizione che adesso le viene durante contestata e sulla quale Cancellieri rivendicherà «il rapporto amicale, l’affetto nei confronti di una persona in difficoltà». E sottolineerà che «ero a disposizione esclusivamente dal punto di vista umano, non ho mai pensato di fare qualcosa in virtù della mia funzione»”.

Prima la solidarietà di luglio, poi nelle intercettazioni disposte dalla procura di Torino sulla vicenda Fonsai, la Cancellieri rispunta il 18 agosto, quando contatta i vicedirettori del Dap. Una chiamato che per la Cancellieri è un “atto doveroso” per una donna, Giulia Ligresti, “malata e in pericolo di vita”:

“Cancellieri nega favoritismi e così lo spiegherà in Parlamento: «La prova che quell’intervento non era diverso dalle decine di altri che ogni giorno facciamo per sincerarci che i detenuti abbiano un trattamento consono, è in quello che accadde dopo. Cioè niente. Non c’è stata da parte mia alcuna attenzione particolare e infatti, dopo quei contatti, non chiesi mai più che cosa fosse successo, né effettuai verifiche per sincerarmi che i vertici del Dap avessero contattato la direzione del carcere»”.

Ma tra la Cancellieri e i Ligresti spunta un “capitolo spinoso”, scrive ancora la Sarzanini, e cioè la figura del figlio Piergiorgio Peluso in Fonsai, di cui fu direttore per un anno prima di andare via con una liquidazione da 3 milioni e 600mila euro:

“Il ministro ricostruirà le date ed evidenzierà che «la lettera di offerta ricevuta da mio figlio per andare a lavorare alla Fonsai porta la data del 25 maggio 2011 e il suo ingresso formale nell’azienda è avvenuto il successivo 6 giugno». E su questo centrerà la sua difesa: «In quel momento io ero semplicemente un prefetto in pensione, perché il mio incarico di commissario a Bologna era terminato e la nomina a ministro dell’Interno è avvenuta ben cinque mesi dopo, esattamente a novembre quando si è insediato il governo guidato da Mario Monti». Parlerà anche dei soldi e, pur senza entrare nello specifico del contratto spiegherà l’esistenza di una «clausola di stabilità per il pagamento di un indennizzo in caso di cambio di controllo o modifica delle deleghe, quindi nulla a che vedere con la buonuscita»”.

Ora la Cancellieri è il bersaglio degli attacchi politici, tra il Pdl che esprime solidarietà e il Movimento 5 stelle che ha presentato in Senato una mozione di sfiducia, conclude la Sarzanini:

“La sua «attenzione particolare» per le condizioni del reclusi è un argomento che Cancellieri ha utilizzato continuamente in questi giorni per giustificare il proprio comportamento nei confronti di Giulia Ligresti. Ma non sembra aver convinto chi la accusa di aver comunque agevolato un iter inconsueto soltanto per favorire i propri amici. Lei comunque lo ribadirà in Parlamento, citando tutti gli altri casi, elencando le circostanze. «C’è soltanto una cosa dalla quale non posso difendermi — dice — e sono le calunnie»”.