Carabiniere ucciso a Roma. Gasparri: solidarietà con i fatti e in Parlamento scelte chiare

di Marilena D'Elia
Pubblicato il 27 Luglio 2019 - 13:21| Aggiornato il 6 Agosto 2019 OLTRE 6 MESI FA

ROMA--“All’Arma dei Carabinieri, ai familiari del vice brigadiere Cerciello, che si era appena sposato, una solidarietà che non può essere solo di parole ma basata soprattutto su fatti. Che anche in queste ore il Parlamento deve concretizzare, con scelte chiare” è il commento del senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri dopo l’uccisione del carabiniere in servizio avvenuta in via Pietro Cossa , in pieno centro a Roma, nella notte tra giovedì 25 e venerdì 26 luglio.

“Sono sconvolto. Un delitto assurdo”, dice il senatore forzista che continua:

Ancora una volta le forze di polizia in prima linea, ancora una volta un sacrificio estremo dell’Arma dei Carabinieri. Ancora una volta chi fa il proprio dovere per quattro soldi, nella insensibilità delle istituzioni, paga con la vita l’impotenza dello Stato.

“Un omicidio attuato da stranieri intenti a compiere crimini. Gente che probabilmente non sconterà una pena adeguata a questo orrendo crimine. Norme più severe, non soltanto slogan. Maggiori risorse e maggiori organici, non soltanto divise prese in prestito” conclude Gasparri.

La vicenda

Il vice brigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega è stato ucciso con 8 coltellate nella notte tra il 25 e il 26 luglio in via Pietro Cossa, in un quartiere centrale romano. Era in servizio in borghese con un collega, anch’egli aggredito ma senza gravi conseguenze, e stava facendo un controllo su due persone sospettate del furto di una borsa. A quel punto scatta l’aggressione ai due carabinieri. Due contro due. Il vicebrigadiere Rega viene accoltellato, il suo collega ingaggia una colluttazione da cui esce ferito ma fortunatamente senza gravi conseguenze.

Nella borsa rubata c’era anche il cellulare del derubato che, dopo avere chiamato il proprio numero, dall’altro capo del telefono si era sentito chiedere 100 euro e 1 grammo di cocaina per restituire il maltolto (un ricatto che in gergo viene detto “cavallo di ritorno”). La persona che aveva subito il furto della borsa avrebbe però denunciato l’accaduto. Da qui l’intervento dei carabinieri nell’operazione che è costata la vita a Mario Cerciello Rega ucciso a soli 35 anni, compiuti da appena 13 giorni, sposato da appena un mese e mezzo.

Prima dell’aggressione ai carabinieri i due giovani fermati, sembra cittadini statunitensi, avrebbero sottratto uno zaino a un cittadino italiano, minacciandolo nel corso di una telefonata di non restituirglielo se non dietro il pagamento di 100 euro e di un grammo di cocaina. E’ la ricostruzione resa nota dai carabinieri che indagano sulla vicenda. Successivamente, i carabinieri contattati dalla vittima che aveva denunciato l’accaduto, si sono presentati all’appuntamento per bloccare i responsabili che, nonostante i militari si fossero qualificati come appartenenti all’Arma, non avrebbero esitato a ingaggiare una colluttazione culminata con le coltellate che hanno ucciso il vice brigadiere. (fonte ANSA)

In base a quanto ricostruito dagli inquirenti i due ragazzi americani si erano recati a Trastevere per acquistare sostanze stupefacenti: dopo essersi resi conto di essere stati ingannati, questa è la ricostruzione, hanno strappato la borsa allo spacciatore che conteneva il suo telefono cellulare.

L’uomo ha quindi contattato i due chiamando il suo numero di telefono per avere indietro la borsa. Il pusher, continua la ricostruzione riportata dall’agenzia Ansa, avrebbe poi chiamato il 112 per comunicare che era stato scippato e che si era accordato con i due americani per la restituzione della borsa. A questo punto, all’orario stabilito i due carabinieri, in borghese, si sono recati in via Pietro Cossa. Lì avrebbe incontrato i due ragazzi con i quali è scoppiata una violenta colluttazione durante la quale il vicebrigadiere è stato colpito con otto coltellate, di cui una al cuore.

Incastrati dalle immagini delle telecamere di videosorveglianza e da alcune testimonianze, uno dei due cittadini americani fermati venerdì 26 luglio per l’omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega avrebbe confessato l’accoltellamento del carabiniere. Si tratterebbe del ragazzo con i capelli mesciati apparso in una foto e ripreso da alcune telecamere. Interrogati a lungo in caserma dai carabinieri, sotto la direzione dei magistrati della Procura di Roma, i due, davanti “a prove schiaccianti” avrebbero ammesso le proprie responsabilità.

Si tratta di Lee Elder Finnegan di 19 anni – che sarebbe l’esecutore – e Gabriel Christian Natale Hjorth di 18 anni, in vacanza nella Capitale. Rintracciati dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma  nell’ albergo di lusso poco distante dal luogo del delitto, i due sarebbero stati in procinto di lasciare l’Italia.

E’ stato proprio nella stanza dell’hotel che sono stati ritrovati i vestiti indossati durante l’aggressione e, nascosto dietro un pannello del soffitto, un coltello di notevoli dimensioni sporco di sangue. Inoltre, nascosto in una fioriera esterna vicina all’hotel è stato ritrovato anche il borsello rubato.

Alla ricerca di attenuanti?

“Non pensavo fosse un carabiniere, avevo paura di essere nuovamente ingannato”. Così Lee Elder Finnegan, che avrebbe confessato di essere l’autore materiale dell’omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, avrebbe raccontato agli inquirenti quanto avvenuto in via Pietro Cossa. Lee Elder, avrebbe negato che il carabiniere che gli si è avvicinato si sia qualificato o comunque “si sarebbe nascosto dietro la propria difficoltà di comprendere la lingua italiana”. E’ quanto emerge dal decreto di fermo. L’altra persona coinvolta, invece, avrebbe ammesso che il carabiniere si sia qualificato.

Rimangono tuttavia alcuni punti oscuri della vicenda, come ad esempio la “stranezza” di uno spacciatore che si sarebbe rivolto ai carabinieri per denunciare il tentativo di estorsione.