Carceri sovraffolate, Alfano in Consiglio dei ministri: Maroni assente, ma giustificato

Pubblicato il 7 Maggio 2010 - 20:34 OLTRE 6 MESI FA

Il ministro della Giustizia Angelino Alfano

Il Guardasigilli Angelino Alfano fa il punto sulle carceri sovraffolate, ma il ministro dell’Interno Roberto Maroni manca all’appello.

Il leghista era però “giustificato”, come ha riferito il premier Silvio Berlusconi, perché impegnato a Varese. Una defezione, dunque, che non ha niente a che fare ufficialmente con la polemica sul ddl, da Maroni definito l’altro giorno «peggio di un indulto», che consente ai detenuti di scontare l’ultimo anno di pena ai domiciliari.

Al posto di Maroni, la Lega è intervenuta con il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli, che si è detto favorevole a ritoccare il ddl, ora in Commissione Giustizia alla Camera, con emendamenti che saranno presentati entro martedì prossimo (il ddl è stato calendarizzato in aula per il prossimo 17 maggio).

Alfano che già giovedì aveva tentato di smorzare la polemica con il responsabile del Viminale derubricandola come “fittizia”, non ha nascosto la sua sorpresa nel non trovare venerdì mattina a Palazzo Chigi proprio Maroni.

Non ci saranno nuovi indulti o amnistie, ha ripetuto il Guardasigilli, ma bisogna agire e realizzare al più presto il piano carceri varato “all’unanimità” lo scorso gennaio, quando il governo ha dichiarato lo stato di emergenza penitenziaria.

Anche perché – fa notare – l’arrivo del caldo estivo non farà altro che aggravare le condizioni dei detenuti. Per cui avanti su “tre pilastri” di interventi : la realizzazione di 21.479 nuovi posti individuati dal capo del Dap Franco Ionta in un piano che probabilmente la prossima settimana sarà valutato da un di Comitato di indirizzo e controllo presieduto da Alfano e istituito dall’ordinanza sull’emergenza penitenziaria; l’assunzione di duemila nuovi agenti; le modifiche legislative per concedere i domiciliari ai detenuti con un residuo di pena di un anno e per introdurre la messa alla prova degli imputabili per reati fino a tre anni di pena.

Per alleggerire da subito le carceri di almeno 2-3mila detenuti all’anno Alfano era pronto a ricorrere a un decreto legge d’urgenza sui domiciliari ai detenuti con un anno di pena (anche residua). A non convincere Maroni sono stati la necessità di trovare forze di polizia sufficienti a controllare chi andrà ai domiciliari, e l’incertezza del domicilio per molti di essi, soprattutto extracomunitari. Non è così, assicura Alfano. Che, vista l’accelerazione del provvedimento alla Camera (martedì scadono i termini per gli emendamenti e il 17 il provvedimento sarà in aula), ha deciso di soprassedere sul decreto e di puntare sul ddl, ma con alcune modifiche.

Alcune di queste potrebbero essere: niente automatismi nella detenzione domiciliare, ragion per cui le valutazioni, caso per caso, spetteranno ai giudici di sorveglianza; niente beneficio ai soggetti condannati che risultano socialmente pericolosi e in caso di un grave e concreto pericolo di fuga; concessione della detenzione domiciliare solo se prima sia stata verificata l’esistenza e la disponibilità dell’abitazione del condannato dove eseguire la pena.

Così facendo verrebbero in parte accolte alcune richieste della Lega, almeno per quanto riguarda la detenzione domiciliare, mentre sulla ‘messa alla prova’ il Carroccio continua a storcere il naso.