Casa An. Il Giornale: “Un ondata di firme. La gente vuole che Fini si dimetta”

Pubblicato il 10 Agosto 2010 - 10:02 OLTRE 6 MESI FA

Vittorio Feltri

“Fini a casa, ondata di firme”. E’ il titolo del “Giornale” di Vittorio Feltri all’indomani del lancio della raccolta firme per chiedere le dimissioni del presidente della Camera ”in seguito – si legge sul modulo da sottoscrivere, ritagliare e spedire pubblicato anche oggi in prima pagina – all’imbarazzante vicenda della casa di Montecarlo”.

Il quotidiano pubblica anche 4 pagine di sottoscrizioni e commenti dei lettori alla vicenda. E il condirettore del Giornale, Alessandro Sallusti, scrive che ”una valanga di sms, mail e fax ha invaso in poche ore la redazione. Molti non sono giunti a destinazione perché anche le nuove tecnologie si intasano per eccesso di carico. Ce ne scusiamo, oggi dovrebbe andare meglio”, anche perché sarà a disposizione anche un nuovo numero.

Completa la prima pagina, tutta dedicata alla terza carica dello Stato, l’editoriale di Feltri dal titolo “Ecco perché a settembre la rottura è inevitabile”. Il direttore del “Giornale” slega la tenuta della maggioranza dalla vicenda della casa nel Principato che, rileva, ”è ancora in divenire e non si concluderà  presto” e ”non c’entra nulla con le divergenze politiche all’origine della frattura del Pdl”. Ma prevede che a settembre la rottura in Parlamento avverrà  sui temi etici ”se è vero che i finiani su iniziativa di Della Vedova proporranno sul biotestamento un testo diverso da quello già approvato da Pdl e Lega” e ”una normativa sulle coppie di fatto anche quelle gay”.

Per Feltri, ”non è pensabile che Fini faccia marcia indietro e acetti di uniformarsi all’ex Forza Italia e alla Lega su posizioni di ispirazione confessionale” quindi ”a settembre il patatrac è garantito”. Il Giornale dà spazio anche ai malumori di ex An che non hanno seguito Fini in Futuro e Libertà rispetto all’affaire della casa monegasca: per Alfredo Mantovano, sottosegretario all’Interno, ”Fini non ha chiarito nulla” e ”c’è un grande disagio tra di noi” perché ”molti particolari restano ancora oscuri”. Senza contare che ”non si può vendere a una società off shore e parlare di legalità”.

Mentre Mario Landolfi, ex ministro delle Comunicazioni per An e presidente della commissione di Vigilanza sulla Rai nella scorsa legislatura, punta il dito contro il ‘cognato’ di Fini, Giancarlo Tulliani che ”non aveva i requisiti per entrare i Rai”. Fini invece di cedere ”per pressioni familiari” avrebbe dovuto ”fermarsi. Un conto sono le nomine dei direttori, un altro conto è scavalcare le procedure per far entrare in Rai persone prive di curriculum. Avrebbe dovuto dire al giovanotto Tulliani di tornare dopo aver fatto la gavetta”.