Casa di Montecarlo, la firma del proprietario è uguale a quella dell’inquilino (Tulliani). E’ scritto nella richiesta di archiviazione dei pm romani

Pubblicato il 2 Novembre 2010 - 11:59 OLTRE 6 MESI FA

Giancarlo Tulliani

Lo scandalo della casa di Montecarlo continua a svelare nuovi risvolti, nonostante la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura di Roma. Infatti, nelle stesse carte con le quali i giudici romani chiedono l’archiviazione, ad un certo punto viene precisato che sotto il contratto d’affitto, le firme del locatore e del locatario «appaiono identiche». Il particolare, messo in rilievo da Lavinia Di Gianvito sul Corriere della Sera, sembra confermare il dubbio che Tulliani sia in realtà il proprietario dell’appartamento o quanto meno agisca in nome e per conto e in perfetta sintonia col proprietario.

Questo, osserva il Corriere, anche se l’inchiesta non ha tenuto conto del ruolo di Gianfranco Tulliani, «cognato» di Fini e inquilino dell’appartamento, “nella richiesta di archiviazione si precisa che, sotto il contratto d’affitto, le firme del locatore e del locatario «appaiono identiche»”.

Rincara la dosa il Giornale dei Berlusconi:

“Tra i documenti acquisiti dai pm, infatti, c’è anche il famoso contratto d’affitto tra il «cognato» Giancarlo Tulliani e la seconda società off-shore che ha comprato l’appartamento donato dalla contessa Colleoni ad An. E Tulliani quell’atto lo firma due volte: come affittuario e come proprietario dell’immobile.

“Nessun dubbio. Lo scrivono gli stessi magistrati capitolini: «Il contratto di locazione intervenuto tra il locatore Timara Ltd, priva della indicazione della persona fisica che la rappresentava, e il locatario Giancarlo Tulliani reca sotto le diciture “locatore” e “locatario”due firme che appaiono identiche, così come quelle apposte sulla clausola integrativa recante la data 24/2/2009, allegata al contratto».

“Linguaggio burocratico e un po’ sgrammaticato, ma chiaro: il «cognatino» ha firmato per sé e per la Timara”.

Sul Corriere, la Di Gianvito osserva anche che la Procura capitolina ha iscritto Gianfranco Fini nel registro degli indagati lo stesso giorno in cui “ha chiesto l’archiviazione dell’accusa appena contestata” (cioé il 26 ottobre). La rapidità con cui è stata vagliata la posizione del presidente della Camera, osserva la cronista del Corriere, “rischia di ridestare le polemiche, anche perché, finora, era emerso che Fini era stato iscritto quando il Principato di Monaco aveva inviato i documenti della rogatoria-bis, il 13 ottobre”.

Nella documentazione raccolta dai magistrati, osserva Di Gianvito, c’è anche un interrogatorio del senatore Francesco Pontone, ex segretario amministrativo di An. Pontone riferì l’interesse mostrato dal presidente della Camera nei confronti della vendita della casa: “Tra la fine di giugno e luglio 2008 il presidente Fini mi contattò per dirmi che l’appartamento di Montecarlo si vendeva e che il prezzo era di 300 mila euro. Mi precisò che la signora Rita Marino, sua segretaria particolare, mi avrebbe comunicato il giorno in cui mi sarei dovuto recare a sottoscrivere l’atto di compravendita. Io, fino al momento della stipula del contratto, non ho saputo chi fosse l’acquirente”.

Anche sulla quotazione di 300 mila euro al momento della cessione alla Printemps, prosegue l’articolo, “emerge una contraddizione”: «L’onorevole Donato Lamorte – riferisce ancora Pontone il 14 settembre – mi disse che era stato richiesto dal presidente Fini di un parere sul valore dell’immobile, in quanto Lamorte era esperto in materia perché geometra e, in passato, immobiliarista». Ma il deputato, interrogato il giorno successivo, alla domanda: «Lei ha esperienza nella valutazione degli immobili?», dà una risposta forse inattesa. «Certamente no – assicura – Ho espletato la mia attività professionale, in qualità di geometra, alla Società generale immobiliare di utilità pubblica e agricola con sede in Roma per 32 anni circa”.

Un articolo di Massimo Malpica e Gian Marco Chiocci, pubblicato sul Giornale, ha rivelato altri dettagli del faldone della Procura sulla richiesta di archiviazione. In particolare, i due giornalisti si chiedono come mai Giancarlo Tulliani non sia stato ascoltato come persona informata sui fatti, visto che i giudici romani lo avevano seguito per un po’ di tempo. In particolare, spiegano Chiocci e Malpica, i pm avevano scoperto (grazie a una relazione della Guardia di Finanza) dei bonifici “sospetti” effettuati dal conto italiano di Tulliani a quello monegasco: “Si rappresenta che Tulliani Giancarlo – scrive la Gdf – risulta segnalato dall’intermediario Unicredit Banca di Roma per aver effettuato il trasferimento di capitali all’estero in data 23.2.2009 per 25mila euro, in data 25.2.2009 per 25mila euro, e in data 4.3.2009 per 20mila euro, ossia nel periodo intercorrente tra la stipula del contratto di locazione con la Timara ltd, avvenuta il 30.1.2009, e l’autorizzazione da parte dell’amministratore del condominio all’effettuazione dei lavori di ristrutturazione dell’appartamento in data 30.7.2009 e 3.11.2009”.