Casapound, Facebook riattiva la pagina dopo l’ordinanza del tribunale. “Ma valutiamo opzioni”

di redazione Blitz
Pubblicato il 13 Dicembre 2019 - 12:07 OLTRE 6 MESI FA
Casapound, Facebook riattiva la pagina dopo l'ordinanza del tribunale. "Valutiamo opzioni"

La sede di Casapound (Ansa)

ROMA  –  Facebook riattiva la pagina di Casapound dopo la decisione del tribunale civile di Roma, che giovedì 12 dicembre ha accolto il ricorso del gruppo di estrema destra e ha ordinato al social network di porre fine all’oscuramento dell’account.  “Abbiamo rispettato l’ordinanza del tribunale e ripristinato la Pagina e il Profilo in questione”, ha reso noto un portavoce di Facebook. “Stiamo esaminando la decisione e valutando le opzioni disponibili”. 

La pagina Facebook di Casapound è stata riattivata “qualche minuto prima della mezzanotte”, si legge in un articolo sul sito del quotidiano sovranista Il primato nazionale, postato sulla pagina social di Casapound che ora è tornata visibile. Ad essere riattivati sono stati anche – si legge – il profilo personale e la pagina pubblica dell’amministratore Davide Di Stefano.

LA DECISIONE DEL GIUDICE –  Chi è fuori da Facebook è “di fatto escluso, o fortemente limitato dal dibattito politico italiano”: con queste parole il tribunale civile di Roma ha accolto il ricorso di Casapound e ordinato all’azienda di Menlo Park “l’immediata riattivazione” delle pagine del movimento di estrema destra e del segretario romano Davide Di Stefano, condannando il social network anche al pagamento di 15mila euro di spese legali e a 800 euro di penale per ogni giorno di ritardo nell’esecuzione del provvedimento. La sentenza fa riferimento alla decisione presa dall’azienda di Zuckerberg lo scorso 9 settembre, quando bloccò non solo la pagina Fb ma anche quella Instagram di Casapound e i profili di Forza Nuova.

“Le persone e le organizzazioni che diffondono odio o attaccano gli altri sulla base di chi sono – motivò le sue scelte il social – non trovano posto su Facebook e Instagram. Candidati e partiti politici, così come tutti gli individui e le organizzazioni devono rispettare queste regole, indipendentemente dalla loro ideologia”. Per il giudice però le cose stanno diversamente. Facebook, è scritto nella sentenza, “è un servizio mediante il quale gli utenti di tutto il mondo possono entrare in contatto, condividere informazioni e discuterne tra loro nell’ottica, dichiarata dalla stessa Facebook, della libertà di espressione del pensiero”.

Dunque è evidente il “rilievo preminente assunto da Fb con riferimento all’attuazione di principi cardine essenziali dell’ordinamento come quello del pluralismo dei partiti politici, al punto che il soggetto che non è presente su Fb è di fatto escluso (o fortemente limitato) dal dibattito politico italiano, come testimoniato dal fatto che la quasi totalità degli esponenti politici italiani quotidianamente affida alla propria pagina Fb i messaggi politici e la diffusione delle idee del proprio movimento”. Ne consegue che l’esclusione di Casapound “è in contrasto con il pluralismo” poiché “elimina o fortemente comprime la possibilità” per il movimento “di esprimere i propri messaggi politici”. (Fonte: Ansa)