Casini 2012: “Siamo responsabili”. Casini 1983: “Non toccate le baby pensioni”

Pubblicato il 13 Settembre 2012 - 19:33 OLTRE 6 MESI FA
Casini anni 80: giovane dc, delfino di Arnaldo Forlani (Archivio LaPresse)

ROMA – Conosciamo bene il Pier Ferdinando Casini del 2012: il più rigorista dei rigoristi, più montiano di Mario Monti, quello che è sempre stato il primo ad applaudire ad ogni taglio del welfare deciso dal governo dei tecnici, in nome del risanamento dei conti. Il Giornale ci regala uno spaccato del Casini degli esordi in politica, 30 anni fa, 1983, quando il debuttante, giovane democristiano, faceva interventi decisamente meno “rigoristi”.

Dieci anni prima del debutto in Parlamento di Casini, nel 1973, venne approvata la legge 1092, con la quale il governo Rumor IV istituiva le baby pensioni per i lavoratori del pubblico impiego: per averne diritto alle donne sposate con figli bastavano 14, 6 mesi e 1 giorno di lavoro; agli statali 20 anni di lavoro; ai dipendenti degli enti locali 25. Dopo 39 anni stima Il Giornale che i baby pensionati costino allo Stato 9,5 miliardi all’anno.

Una legge che il governo Craxi nel 1983 voleva cambiare con un decreto. Ma il 19 settembre dello stesso anno deve fare i conti con una proposta di legge dello stesso Casini insieme ad altri dc. Questa la relazione che lo accompagnava, in cui il pensionamento precoce è un “diritto acquisito”:

«Diritto acquisito e consolidato, quindi, quello che oggi ironicamente si definisce “pensionamento baby”, diritto selvaggiamente stravolto, dalla sera al mattino, da un decreto legge formulato sotto la spinta di un irresponsabile campagna di stampa, scoppiata tutta d’un tratto e che lascia pensare che sia stata ad arte preparata chi sa da quale forza occulta». 

«Onorevoli colleghi!»: «Si è parlato di immoralità per il pensionamento anticipato dei dipendenti statali ma, colleghi, non è forse immorale imporre norme peggiorative e annullare diritti consolidati?» 

«Il dipendente statale, prendendo atto che il proprio stipendio sarebbe stato di molto inferiore a quello del settore privato… ha preferito, nonostante tanti lati negativi, l’impiego pubblico a quello privato unicamente nell’ottica di poter maturare il trattamento di quiescenza dopo 14 anni, sei mesi e un giorno».

Era tutto un altro Casini. Oggi dice: “Siamo responsabili” e “abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità” quindi “abbattiamo il debito pubblico senza guardare in faccia a nessuno”