SANREMO – Arrestato a Sanremo Igor Markov, latitante dall’Ucraina dallo scorso anno, esponente filo russo che ha contribuito, con altri politici esiliati, alla nascita del cosiddetto Comitato per la salvezza dell’Ucraina. Ma Markov è anche amico di Putin ed era deputato a fare da “ambasciatore” con chi avesse interessi a relazionarsi al leader russo. E poi è ricercato in Ucraina, dove rischia la tortura, per cui potrebbe dichiararsi perseguitato politico. Per questo la questione si preanuncia spinosa per il governo italiano.
La notizia è stata anticipata da Repubblica, Secolo XIX e la Stampa L’ordine di cattura internazionale nei suoi confronti è stato attivato dall’Interpol e l’accusa che gli si muove è di aver partecipato a disordini avvenuti a Odessa, con danneggiamenti e feriti, che avrebbero avuto come obiettivo sovvertire l’ordine costituito. Markov (che viveva in esilio a Mosca) era arrivato a Sanremo martedì 11 agosto, il suo arresto è avvenuto all’indomani.
Scrive Marco Preve su Repubblica che Markov: “Informato dei suoi diritti ha rinunciato all’avvocato d’ufficio e ha subito preso contatto con l’ambasciata di Russia a Roma per ottenere un legale di fiducia che oggi dovrebbe a sua volta chiedere copia degli atti alla pro- cura generale di Genova.
La richiesta di estradizione si basa su un’ordinanza di custodia cautelare emessa nel 2015, ma per fatti risalenti al 2007. Fondamentalmente, Markov è accusato di lesioni. Le carte ucraine accennano però ad episodi di “hooliganism”, “teppismo”, di cui sarebbe stato uno dei principali responsabili. Nel 2007 ad Odessa, nella ricostruzione delle autorità di Kiev, si svolse una manifestazione a cui aderivano una cinquantina tra partiti, movimenti e associazioni filogovernative. Markov, secondo le imputazioni, sarebbe stato alla testa di un gruppo di contro manifestanti che aggredirono la folla. Markov personalmente avrebbe indossato “guanti con inserti metallici” e utilizzato come armi “bastoni di metallo”.
Nell’udienza di domani i giudici dovranno valutare se sussistano i presupposti per prolungare la misura restrittiva in carcere in attesa che si decida per l’estradizione. A meno di clamorose sorprese è quasi scontato che Markov resti in cella. Da ieri intanto sono scattati i 40 giorni entro i quali l’Ucraina dovrà inviare a Genova le carte processuali sulle quali si dovranno basare i giudici per decidere sull’estradizione. In caso venga accordata, l’ultima parola sul trasferimento di Markov a Kiev resterà comunque allo Stato italiano. Oltre alla partita puramente giudiziaria si apre infatti anche quella politica. Dopo il pasticcio del caso Shalabayeva, l’Italia non più permettersi passi falsi diplomatici. I due casi sono sicuramente diversi ma è anche vero che Markov potrà sostenere di essere un perseguitato politico che nelle carceri di Kiev rischia di essere sottoposto a tortura”.