Caso Marrazzo: il mistero degli assegni. Perquisizione in Regione

Pubblicato il 6 Novembre 2009 - 10:16 OLTRE 6 MESI FA

Gli inquirenti del caso Marrazzo vogliono vederci chiaro sulla storia degli assegni. Anche, e soprattutto per questo, mercoledì 4 novembre la Procura di Roma ha disposto una perquisizione negli uffici della Regione: sono stati svuotati i cassetti del suo ufficio, passati al setaccio documenti, appunti e  agende,  controllato l’elenco delle spese di rappresentanza.

Gli inquirenti vogliono ricostruire il ricatto ordito dai carabinieri. Il fatto è che ci sono delle incongruenze nel racconto dell’ex governatore, che contrastano con le dichiarazioni del suo segretario Adelfio Luciani. Nel primo interrogatorio del 21 ottobre Marrazzo sostiene di aver staccato 3 assegni, uno da 10 e due da 5 mila euro, prima di ordinarne la denuncia della scomparsa a Adelfio Luciani. Quest’ultimo, nella denuncia di smarrimento effettuata il 13 luglio, dichiara la scomparsa di 9 assegni. Che fine hanno fatto gli altri 6?

Il procuratore Giancarlo Capaldo ne sta seguendo le tracce. Potrebbero essere serviti come garanzia di denaro contante che sarebbe arrivato dopo, per pagare il silenzio o per acquistare cocaina.

marrazzoLa data del 13 luglio è rivelatrice: solo due giorni prima inizia la trattativa per la vendita del video compromettente e la presa in visione dello stesso da parte di due giornaliste di Libero. Marrazzo sapeva della trattativa e per questo fa bloccare gli assegni?

Nell’agenda gli inquirenti hanno trovato anche riscontro dell’appuntamento del 20 ottobre tra Marrazzo e l’imprenditore della sanità ed editore di Libero Angelucci.

Tra gli atti dell’inchiesta risulta anche l’interessamento da parte di politici laziali di centrodestra per l’acquisto del video.