Caso Ruby ed ecort varie: il Fatto Quotidiano presenta i nuovi “telemissionari” di Berlusconi

Pubblicato il 8 Novembre 2010 - 21:39 OLTRE 6 MESI FA

Il Fatto Quotidiano, in un articolo scritto da Carlo Tecce, ha compilato la playlist dei “missionari di B.”, i difensori d’ufficio del premier, pronti a negare il principio copernicano pur di aiutare il capo. Ecco la classifica, un sali e scendi di politici, giornalisti e opinionisti chiamati per difendere il Berlusconi sula caso Ruby, la marocchina (finta egiziana) e Nadia Macrì l’escort.

Vince per manifesta superiorità, Nunzia De Girolamo, avvocato. Nominata portavoce femminile dal presidente del Consiglio nelle cene estive: la più matura, spigolosa e incazzata. Memorabile il suo esordio ad Annozero, chiede la parola e zittisce Niccolò Ghedini: “Mi sembra un’aula di tribunale”. La sua frase è un tormentone: “Io è la prima volta che vengo qui”.

In 24 ore e con un taglio diverso, ricompare a Otto e mezzo di Lilli Gruber e ingaggia un duello con Debora Serracchiani, le due sembrano picchiarsi con lo sguardo. La De Girolamo, nervosa, inciampa sui nomi e la sintassi: “Dovrebbe fidarsi di ciò che ha detto Bruto Liberati”. Voleva dire: sull’affido di Ruby prendiamo per buono il comunicato di Edmondo Bruti Liberati, procuratore capo di Milano.

Poi c’è Maurizio Lupi che ha un’agenda televisiva spaventosa: Porta a Porta (tre volte in dieci giorni), un paio di Mattino Cinque, Ballarò e contenitori vari. E quasi stremato, a Unomattina, s’è rialzato per un colpo disperato: “Massimo D’Alema convoca Berlusconi? Non possiamo utilizzare il Copasir a fini politici”.

Il Fatto presenta poi la terza posizione. Il ministro Gianfranco Rotondi ha invece sempre il sorriso di chi va in battaglia con la guerra già persa. Oppure è felice di tradire con un po’ di telecamere la malinconia di dirigere il ministero per l’Attuazione del programma. Quando per miracolo c’è ancora un governo. E così Rotondi chiama l’interlocutore con affetto: Rosy per Bindi, Anto’ per Di Pietro, Adolf’ per Urso. A Linea Notte rideva di gusto. Per le emergenze, telefonare Daniela Santanchè. La sottosegretaria che sforna barili di petrolio quando c’è da spegnere una polemica su Berlusconi. A Matrix era compassata, avversari mosci e conduttore di parte. Un po’ debole, Alessio Vinci, la Santanchè suggeriva persino l’argomento: “Basta Ruby. Parliamo di politica e famiglia”.

Poi il giornale parla della Carefagna e del ministro Bondi, in netto declino nella playlist. Il silenzio di Mara Carfagna, ministro per le Pari opportunità, non è sintomo di complicità, ma di imbarazzo per il presidente del Consiglio. La Carfagna su Ruby e dintorni ha lasciato un segno, uno solo: una querela per il Messaggero. E l’ascesa di Nunzia (De Girolamo) bilancia la discesa di Mara nella playlist. I “missionari di B.” hanno perso un valoroso protagonista, Sandro Bondi. Il ministro ha smesso di vergare poesie, ora scrive in prosa: nessun commento televisivo a Ruby, soltanto una lettera aperta a Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini.

Non pervenuto Vittorio Feltri: la sua solidarietà si è fermata al mestiere sul Giornale. Non sarà facile rintracciare Fabrizio Cicchitto, il capogruppo dei deputati. Esce di rado e dichiara ancora meno. All’Agorà di Andrea Vianello faceva tenerezza: “Il governo è saldo. Pensiamo al presente, non al futuro. Tra dieci anni? Non ci sarò nemmeno io, forse”. E pensare che un anno fa, anzi undici mesi, Cicchitto era il capitano incontrastato dei “missionari di B.”: campagna di odio, terroristi mediatici, guerra civile fredda. Le aveva cantate, a Montecitorio. Bei tempi andati. Ora la voce forte è di Nunzia De Girolamo: “Nel nostro partito c’è democrazia”.