La Casta Pellegrina si è pentita: la Camera riapre una settimana prima

Pubblicato il 3 Agosto 2011 - 15:49 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Si sono pentiti e, forse, anche un po’ vergognati: la Camera dei deputati riapre il sei di settembre. Appena ieri i capogruppo a Montecitorio del Pdl e della Lega, Fabrizio Cicchitto e Marco Reguzzoni, avevano spiegato che era impossibile e che, dopo “seria riflessione ad analisi”, la Camera avrebbe riaperto una settimana dopo: il 12 settembre ma di fatto il 13 perché il 12 è lunedì e il lunedì nella settimana parlamentare è come non ci fosse. La “seria riflessione ed analisi” aveva valutato che un centinaio di parlamentari nella seconda settimana di settembre erano impegnati e prenotati per un pellegrinaggio in Terra Santa e quindi andava respinta la richiesta (laicista?) del Pd di anticipare la ripresa dei lavori. A Radio “24 la cattolicissima Paola Binetti si era quasi indignata: “Basta con questo qualunquismo scorretto”. Ce l’aveva con chi, prima ancora che criticare, era rimasto sgomento rispetto ad un Parlamento che chiude per un mese per ferie e allunga a quaranta giorni per andare in pellegrinaggio. Al mattino successivo lo stupore, scorato più che indignato, della pubblica opinione era perfettamente sintetizzato dal titolo su La Stampa dell’articolo di Massimo Gramellini: “La Casta Pellegrina”. E quindi si sono pentiti, forse anche un po’ vergognati: 24 ore dopo la conferenza dei capigruppo ha “tagliato” la settimana aggiuntiva di ferie, i pellegrini si organizzeranno diversamente.

Resta in pedi comunque un calendario delle ferie abbastanza paradossale: oggi, 3 agosto, appena Berlusconi avrà finito di parlare, si chiude e si parte per le vacanze. Perfetto se il presidente del Consiglio dovesse dire e fare nulla. Ma se il governo esce dal letargo, allora il Parlamento dovrà discutere, votare, metter mano in  fretta a nuovi provvedimenti che tentino di fermare la deriva economica. Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, se n’è reso conto e, a domanda, ha risposto: “Riapro la Camera anche a Ferragosto”. Ecco, se i deputati avessero atteso le parole e le azioni del governo prima di dichiarare aperte le ferie, avrebbero dato, in primo luogo a se stessi, una minima e doverosa prova di serietà. Ma forse avevano già prenotato: l’aereo o la casa al mare o in montagna e forse erano preoccupati che le agenzie di viaggio non rimborsassero l’anticipo.