Cesare Battisti latitante. Gasparri: catturarlo e gettare via la chiave

di Redazione Blitz
Pubblicato il 17 Dicembre 2018 - 10:17 OLTRE 6 MESI FA
Cesare Battisti latitante in Brasile. Gasparri: catturarlo e gettare via la chiave

Cesare Battisti latitante. Gasparri: catturarlo e gettare via la chiave (foto Ansa)

ROMA – Il terrorista “rosso” Cesare Battisti è di nuovo latitante e al momento non è possibile estradarlo in Italia.

“Si tratta di un terrorista e di una persona spregevole che ha più volte irriso le nostre istituzioni e non ha mostrato alcun segno di pentimento rispetto alle sue azioni criminali – ha ricordato il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri – Il suo posto è un carcere italiano. Lo si rinchiuda lì al più presto e si gettino le chiavi, come si suol dire in questi casi” .

La polizia brasiliana non ha potuto eseguire l’ordine di arresto nei confronti di Cesare Battisti stabilito dal ministro Luis Fux il 12 dicembre e che prevedeva la carcerazione preventiva ai fini dell’estradizione in Italia, come si legge sul sito del Supremo Tribunal Federal . Dopo l’approvazione del Supremo Tribunale infatti, venerdì 14 dicembre il presidente uscente Michel Temer, nelle cui mani era stata rimessa la decisione ultima,  ha firmato l’estradizione. Ora la polizia federale lo sta cercando e degli agenti italiani sarebbero già in Brasile, pronti a prelevarlo  con un aereo militare italiano parcheggiato nell’aeroporto internazionale di Guarulhos, nei pressi di San Paolo del Brasile.

“Non vorremmo che Battisti, ancora una volta, si sottraesse alla cattura”  – così manifesta il suo timore il senatore Gasparri, che tuttavia ripone fiducia nell’operato delle istituzioni e delle autorità – “Un plauso alle autorità brasiliane che finalmente lo stanno cercando e un’esortazione al nostro governo perché esiga che torni finalmente in Italia a scontare la sua pena”.

Non è la prima volta che Battisti sfugge all’estradizione: dalla Francia, nel 2004, quando la dottrina Mitterand, non poté più proteggerlo fuggì in Brasile. Ora che anche il Brasile era d’accordo a estradarlo in Italia, si è reso irreperibile.

Di sicuro si era reso conto che l’aria era cambiata in Brasile: già il deputato federale Eduardo Bolsonaro, il  figlio di Jair Bolsonaro – il presidente leader della destra brasiliana eletto il 28 ottobre 2018 che entrerà in carica il 1 gennaio 2019- aveva parlato di “regalo in arrivo” rivolgendosi al nostro ministro dell’Interno Matteo Salvini su twitter nello stesso giorno dell’elezione di suo padre. Inoltre più volte e di recente si era espresso a favore dell’estradizione di Battisti.

Cesare Battisti però non era un sorvegliato, viveva liberamente: gli era stato anche rimosso il braccialetto elettronico dopo l’arresto del 4 ottobre del 2017, quando aveva tentato di portare in Bolivia una somma di denaro superiore al consentito. Le autorità, scriveva il quotidiano brasiliano O Globo supponevano che si fosse trattato di un tentativo di fuga verso la Bolivia. Pochi giorni prima infatti, il 25 settembre, lo stesso quotidiano aveva diffuso la notizia secondo cui l’Italia avrebbe chiesto al presidente Michel Temer di rimettere mano alla richiesta di estradizione rifiutata dai predecessori Dilma Rousseff e Luiz Inacio Lula da Silva

La vicenda di Cesare Battisti dura da circa quarant’anni . Erano gli “anni di piombo”, delle stragi e del terrorismo, che videro stroncare sul nascere il compromesso storico , gli anni in cui Cesare Battisti agì in Italia come membro del gruppo Proletari armati per il comunismo (Pac), gruppo terrorista  di estrema sinistra attivo dal 1977 al 1979.

Il “terrorista rosso”, nato a Sermoneta, in provincia di Latina nel 1954,  vivendo tra la Francia, il Messico e il Brasile non ha mai scontato la pena per le persone a cui ha tolto la vita. Ecco alcune tappe chiave della sua lunga fuga dalla giustizia italiana

Viene arrestato nel 1979 nel corso di un’operazione antiterrorismo. Condannato in primo grado a 12 anni per banda armata e possesso illegale di armi comincia a scontare la sua pena nel carcere di Frosinone da cui evade nel 1981 per fuggire a Parigi. Nello stesso anno va in Messico per restarci fino al 1990 ed è quando si trova in Messico che viene condannato all’ergastolo con sentenza della Corte d’assise d’appello di Milano.

Nel 1990 fa ritorno in Francia ed è qui che, nel 1991, su richiesta italiana, viene arrestato e passa cinque mesi nel carcere francese di Fresnes. Il 29 maggio 1991 il tentativo di estradizione fallisce per via della dottrina Mitterand che gli riconosceva lo status di rifugiato politico.

Nel 1993 viene condannato in contumacia in via definitiva con sentenza della Cassazione a quattro ergastoli per avere ucciso quattro persone  tra il 1978 e il 1979, due materialmente e altre due in concorso: il gioielliere Pierluigi Torregiani, il macellaio Lino Sabbadin, la guardia giurata Antonio Santoro e l’agente della Digos Andrea Campagna, oltre che per vari reati legati alla lotta armata e al terrorismo.

Il 10 febbraio del 2004 viene arrestato di nuovo in Francia  e il 30 giugno dello stesso anno la Francia concede l’estradizione. La “dottrina Mitterrand” era stataabolita dal presidente Nicholas Sarkozy.

A questo punto Battisti scappa e raggiunge il Brasile.

Nel 2007 la Corte europea dei diritti dell’uomo riconosce che Battisti era stato sottoposto a un processo equo. Ne consegue il suo arresto in Brasile il 18 marzo del 2007 dove resta in carcere fino al  9 giugno 2011 scarcerato dalla Corte suprema.

Nell’aprile 2008 il Brasile concede  l’estradizione ma il 13 gennaio 2009 Battisti ricorre al ministro della giustizia Tarso Genro che gli concede asilo politico. Il caso passa al Supremo Tribunale Federale (Stf);

Il 18 novembre 2009 viene approvata l’estradizione da parte del  Supremo Tribunale Federale che stabilisce però  che la decisione finale debba prenderla il presidente, Luiz Inácio Lula da Silva che aspetterà l’ultimo giorno della sua presidenza, il 31 dicembre 2010, per negare l’estradizione

Il 5 marzo 2010 il Tribunale di Rio de Janeiro condanna Battisti a due anni da scontare in regime di semilibertà per uso di passaporto falso. Il 16 aprile il Tribunale supremo pubblica il testo della sentenza con la quale aveva dato il via all’estradizione.

Il 31 dicembre 2010 il presidente Lula nega l’estradizione di Battisti.

Il 20 gennaio 2011 il Parlamento europeo dice si all’estradizione di Cesare Battisti richiesta dall’Italia al Brasile.

Il 24 gennaio 2011 la presidente Dilma Rousseff, subentrata nel frattempo a Lula, ribadisce la decisone del predecessore di non concedere l’estradizione.

Il 9 giugno  2011 la Corte Suprema brasiliana vota no alla estradizione e libera Battisti, che si trasferisce a San Paolo.

Il 22 giugno 2011 il Brasile concede all’ex terrorista il permesso di soggiorno nel Paese.

Il 3 marzo del 2015 la Giustizia federale brasiliana decide di annullare l’atto del Governo federale che consentiva la permanenza nel Paese sudamericano di Cesare Battisti. Il suo legale  preannuncia ricorso. Battisti viene arrestato il 12 marzo ma scarcerato dopo 7 ore al termine dell’esame del ricorso avanzato dal proprio legale.

A fine settembre 2017 l’Italia torna alla carica e coglie l’occasione del cambio alla presidenza del Brasile per chiedere la revisione della decisione di Lula. A settembre il capo di Stato brasiliano, Michel Temer, si esprime a favore dell’estradizione e Battisti presenta ricorso al Tribunale Supremo nell’eventualità di una decisione sfavorevole per lui. 

Il 4 ottobre 2017 Cesare Battisti viene arrestato per avere tentato di portare in Bolivia una somma di denaro superiore al consentito.

L’11 ottobre 2017 il presidente brasiliano Michel Temer revoca l’asilo politico.

Il 25 aprile 2018 aprile le misure cautelari applicategli dopo l’arresto del 4 ottobre 2017 per avere tentato di portare in Bolivia una somma non autorizzata,  vengono revocate dal Tribunale Supremo. Battisti è di nuovo un uomo libero. 

Il 28 ottobre 2018 Jair Bolsonaro, che si era espresso a favore dell’estradizione di Battisti, viene eletto.

Il 12 dicembre 2018 Luis Fux, magistrato del Supremo Tribunale Federale (Stf) brasiliano, ordina l’arresto per «pericolo di fuga» in vista di una possibile estradizione.

Il 14 dicembre 2018 il presidente uscente Michel Temer, nelle cui mani era stata rimessa la decisione ultima,  ha firmato l’estradizione. Lo stesso giorno il terrorista viene dichiarato latitante dalle autorità brasiliane

Il 16 dicembre 2018 la polizia federale ha diffuso un breve comunicato in cui conferma lo status di ricercato di Cesare Battisti. A corredo 21 immagini che ritraggono Cesare Battisti nei vari modi in cui potrebbe essersi camuffato per sfuggire alla giustizia. Viene mostrato invecchiato, con la testa rasata, con barba e baffi bianchi, con un cappello tipo Borsalino, con un cappello da baseball, con un cappello da pescatore, con occhiali da vista e con grandi occhiali da sole.