Cgil, Camusso: “Lavoro come pane. Dal governo solo tagli, mai riforme”

Pubblicato il 25 Gennaio 2013 - 11:50| Aggiornato il 6 Maggio 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – “Parlare del lavoro è parlare del pane, è la condizione necessaria per uscire dalla crisi”. Susanna Camusso, leader della Cgil, lo ha detto all’apertura della Conferenza di programma con la presentazione del Piano del lavoro la mattina del 25 gennaio. Per uscire dalla crisi, spiega Camusso, l’unica via è quella di “creare e difendere il lavoro”. Il governo, seconda la leader della Cgil, deve garantire equità fiscale ed i fondi per finanziare la crescita possono essere trovati anche dal recupero di soldi dalla lotta all’evasione fiscale. Parlando delle elezioni e delle campagne elettorali  Camusso afferma: “Servono programmi, non creare nemici per evitare di confrontarsi sui temi importanti”.

Camusso ha detto: “Il lavoro è l’unica vera condizione per creare ricchezza nel nostro Paese e nel mondo, la condizione per uscire dalla crisi. Creare e difendere lavoro è l’unica premessa credibile di una proposta per uscire dalla crisi”.

La leader della Cgil ha aggiunto: “‘Le scelte europee e la loro traduzione italiana hanno aggravato la crisi, non hanno posto le premesse per uscirne. Perché è  stata sbagliata la premessa: quella del rigore e dell’ossessione del debito pubblico”.

Poi aggiunge: “Dobbiamo essere netti: non si esce dalla crisi italiana se non c’è un governo che sappia e voglia. La prima grande necessità si chiama equità fiscale, una seria progressività della tassazione e una tassa sulle grandi ricchezze, sui patrimoni e sulle rendite finanziarie mobiliari e immobiliari”.

Camusso spiega che un’altra delle ”strade di finanziamento” viene dalla lotta all’evasione fiscale: ”Dopo anni di propaganda pro-evasione, il tema deve e può tornare sui giusti binari”. Siamo ”convinti che l’Italia può uscire dalla crisi se è tutta insieme. A pezzi si aggrava la crisi”.

Parlando delle elezioni, aggiunge: “Non è riconoscimento e rispetto quel tramestio che caratterizza la campagna elettorale, che non distingue i ruoli, che confonde responsabilità, che crea nemici per non provare a misurarsi sui contenuti, che scarica responsabilità per non ammettere che ha trascurato il Paese”.