Chi è Bruno Tabacci? Biografia e curriculum del candidato alle primarie

di Antonio Sansonetti
Pubblicato il 22 Novembre 2012 - 08:00| Aggiornato il 20 Gennaio 2014 OLTRE 6 MESI FA

QUISTELLO (MANTOVA) – Bruno Tabacci, sposato, due figli, è nato a Quistello (Mantova) il 27 agosto 1946. Nel 1964, a 18 anni, è già iscritto alla Democrazia Cristiana. Laureatosi in Economia e Commercio all’Università di Parma, a 24 anni, nel 1970 diventa consigliere comunale. Lo rimarrà fino al 1992, in vari comuni – capoluogo compreso – della provincia di Mantova.

Entrato nella corrente “la Base” dell’ex partigiano Giovanni Marcora, nel 1981 è nominato dallo stesso Marcora – all’epoca ministro dell’Industria – capo dell’Ufficio Studi del ministero dell’Industria. Continua la sua carriera tecnico-politica con Giovanni Goria, ministro del Tesoro dal dicembre 1982 al luglio 1987, che lo nomina capo della segreteria tecnica del suo dicastero.

Nel febbraio 1985 viene eletto segretario della Dc Lombardia e consigliere dc alla Regione. Lo definiscono “colonnello di De Mita“, “proconsole lombardo di De Mita”, “gran tessitore trame pentapartitiche”, “rappresentante de “l’ala efficientista e manageriale della sinistra democristiana in Lombardia”.
Intervistato al 17° e penultimo congresso della Dc, nel maggio 1986, dichiara: “A una sinistra (dc) vera si chiede non di fare il grillo parlante, ma di essere forza di governo, di assumersi le proprie responsabilità, con De Mita alla guida…”

Il 17 luglio 1987 viene nominato presidente della Regione Lombardia. Resterà alla presidenza neanche 20 mesi, fino al 31 gennaio 1989. Bettino Craxi chiede alla Dc la sua testa, i democristiani rispondono insediando al posto di Tabacci Enrico De Mita, fratello di Ciriaco. Negli anni del Caf (Craxi-Andreotti-Forlani) viene un po’ emarginato. Come esponente della sinistra dc che dopo il congresso del 1989 è in minoranza, accusa Forlani e la sua maggioranza della “teoria del gommone”: “Navigazione a vista, punto e basta”.

Rieletto al consiglio regionale nel 1990, sarà vicepresidente del consiglio regionale fino al 1992.

Entra nella Camera dei deputati alle ultime elezioni politiche della “Prima Repubblica”, nell’aprile 1992. Resterà deputato fino all’aprile 1994, poi un lungo periodo buio per la sua carriera politica.

I problemi risalgono al 1992, quando le inchieste di Tangentopoli coinvolgono anche Tabacci, indagato due volte (quattro avvisi di garanzia) e due volte assolto per falso ideologico e per finanziamento illecito ai partiti. Fra le varie accuse quella che fra i suoi finanziatori ci sarebbe stato Calisto Tanzi, patron di Parmalat. Il suo avvocato è un collega, il deputato Giandomenico Pisapia, padre di Giuliano. Fra i suoi accusatori c’è il pm Antonio Di Pietro.

Nel gennaio 1993 scrive una lettera all’allora presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro: “In queste condizioni di linciaggio è praticamente impossibile svolgere il mio lavoro di parlamentare della Repubblica. Siamo ai limiti”.
Il 20 febbraio 1993 parla alla Camera e annuncia commosso che “comunque vada la mia vicenda giudiziaria, mi ritirerò dalla politica. La sconfitta è mia ma la tragedia è di tutti”.

Non si ritira del tutto dalla politica, ma dal 1994 esce dalla Camera dei deputati. Ci rientrerà solo 7 anni più tardi. Nel frattempo conserva alcuni incarichi da politico laureato in Economia e Commercio. È stato consigliere d’amministrazione di Eni, Snam, Efibanca e presidente dell’Autostrada della Cisa, la A15.

Sua compagna per qualche tempo è stata Angiola Armellini, figlia del costruttore romano Renato Armellini. Angiola Armellini che non è mai stata sua moglie, come precisa lo stesso Tabacci rispondendo a una fan della sua pagina Facebook:

“Cara Margherita, Non vedo la sig.ra Armellini dal Marzo 2008 e non ho mai avuto alcuna responsabilità nelle sue iniziative imprenditoriali, l’accostamento di cognomi è inoltre indebito, in quanto non è mai stata la mia signora. In fede Bruno Tabacci”.

Tornando al Tabacci politico, è singolare che uno proveniente dalle fila della sinistra dc – fieri antiberlusconiani della prima, della seconda e dell’ultima ora – inizi la sua seconda vita politica nel listone di Berlusconi, la “Casa delle Libertà“, che vince le politiche del 2001 e riporta Tabacci in Parlamento. Tabacci che poi aderirà al gruppo dell’Udc e inizierà a differenziare le sue posizioni da quelle di un centrodestra che non gli appartiene. Non tanto però da seguire l’amico Marco Follini, che passerà nell’Ulivo nel 2006. Ma abbastanza da diventare l’incubo di Giulio Tremonti, criticato a più riprese da Tabacci per la sua “finanza creativa”.

Nel 2006 viene rieletto deputato nelle file dell’Udc alleato col centrodestra. Si ritrova all’opposizione del governo Prodi, ma la sua idea di opposizione è diversa da quella di Berlusconi e anche da quella di Pier Ferdinando Casini e di Lorenzo Cesa.

Insieme a Mario Baccini e Savino Pezzotta, Tabacci fonda a fine gennaio 2008 (dopo la caduta di Prodi) la “Rosa Bianca” e si candida a premier alle politiche di aprile. Ma in un balletto molto democristiano la “Rosa Bianca” riconfluisce nell’Udc che cambia nome… da Udc (Unione democratici cristiani e democratici di centro) a Udc (Unione di Centro). Conclusione: le elezioni riconfermano Tabacci come deputato Udc.

Ma la migrazione “verso sinistra” di Tabacci non si arresta. Nel 2009 lascia il gruppo Udc per confluire nella neonata Alleanza per l’Italia (Api): un gruppo che fa incontrare al centro i fuoriusciti da destra del Pd (Francesco Rutelli, Linda Lanzillotta) con fuoriusciti da sinistra dell’Udc (come appunto Tabacci). Barra dritta al centro, quindi, e “Terzo Polo” insieme a Fli e Mpa.

Ma anche questa collocazione non dura molto, per Tabacci e per l’Api. Il primo fa un discreto balzo a sinistra quando a maggio 2011 viene nominato da Giuliano Pisapia assessore al Bilancio del Comune di Milano. Mentre il partito trasmigra nel centrosinistra candidando Tabacci alle primarie il 25 settembre 2012.

Non si sa se è per il suo passato da sinistra dc, per il suo aspetto da Politburo, o per una sua candidatura vista come improbabile perché di un personaggio “vecchio” e “di destra”, ma l’ex democristiano è finito nel mirino del gruppo “Marxisti per Tabacci“, un endorsement satirico che è diventato un tormentone su Facebook.