Sinistra prima ma non governa. Boom Grillo. Ritorna Berlusconi

Pubblicato il 25 Febbraio 2013 - 20:03| Aggiornato il 3 Agosto 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Elezioni 2013, la coalizione di centrosinistra vince alla Camera, al Senato è più votata ma di seggi ne prende di più il centrodestra. Un dato che porta all‘ingovernabilità.

La vittoria alla Camera è avvenuta al fotofinish. A scrutini quasi ultimati (59.899 sezioni su 60.431) a Palazzo Madama a Pd e Sel vanno il 31,6% dei voti, Pdl-Lega si aggiudicano il 30,7%, il Movimento 5 stelle il 23,8%, la Scelta Civica con Monti il 9,14%. Numeri che vogliono dire ingovernabilità.

Per effetto della legge elettorale il centrodestra vince nelle Regioni che eleggono più senatori, guadagnando 116 senatori, 113 al centrosinistra.

La Lista civica di Monti con i suoi 19 senatori non sarebbe utile a raggiungere una maggioranza assoluta. A parte ci sono i 56 eletti del movimento di Beppe Grillo.

Alla Camera il centrosinistra ottiene la maggioranza assoluta, anche se lo scarto è di meno di centomila voti: con 60.239 sezioni scrutinate su 61.446, il centrosinistra è al 29,6%, il centrodestra al 29,1%, il Movimento 5 Stelle al 25,5%, primo partito (Pd al 25,4%) la coalizione di Scelta civica per Monti al 10,6%.

Il dato che fa saltare il banco è il “boom” di Beppe Grillo, boato e tsunami che si abbatte sul Parlamento. Grillo non entra in punta di piedi né a Palazzo Madama dove porta 65 senatori, né a Montecitorio dove di deputati a Cinque Stelle ne entreranno certamente più di 100.

Soprattutto Grillo entra a Palazzo Madama con un ruolo che forse neppure poteva immaginare alla vigilia: senza di lui non c’è maggioranza. A meno di ipotizzare la più strampalata di tutte, quella di tutti tranne i Cinque Stelle. Ad oggi, con questi numeri, l’unica maggioranza possibile in entrambe le Camere è quella politicamente improbabile composta da Bersani e Grillo.

Perché alla Camera, proiezioni alla mano, Bersani seppure per un nulla si porta a casa il premio di maggioranza, ovvero 340 deputati di cui poco più di 50 in mano a Sel. Di deputati Berlusconi ne prendere 121 (92 del Pdl), Grillo se ne prende 111. Monti 45. Fuori anche da Montecitorio Ingroia e Giannino.

A conti fatti, insomma, l’unica certezza è che un qualsiasi governo deve avere come componente il centrosinistra, causa maggioranza alla Camera. Ma se ci sarà un governo, sarà governo politicamente lacerato e probabilmente destinato a durare pochissimo. A meno di non arrendersi prima, come ha gridato prima nelle piazze. E tornare alle urne subito, come ha fatto la Grecia mesi fa. Il tempo stringe anche perché Giorgio Napolitano finisce il suo mandato il 15 maggio. Il compito di sciogliere una o due Camere, insomma, potrebbe toccare presto di nuovo a lui.