Chi succederà a Berlusconi? La coppia Tremonti-Montezemolo è la più gettonata. Anche dal Financial Times

Pubblicato il 22 Luglio 2010 - 12:38 OLTRE 6 MESI FA

Montezemolo e Tremonti vengono considerati due riserve della Repubblica, da utilizzare evocando gli scenari politici più arditi: elezioni anticipate, larghe intese, governo di salute pubblica, di transizione o affidato agli immancabili tecnici, grosse koalition alla tedesca e via politicando. Temi e suggestioni che entusiasmano gli aficionados del retroscena, ma che risultano incomprensibili, se non irritanti, per l’opinione pubblica, quella che poi vota Berlusconi, per capirci.

Luca Cordero di Montezemolo è quello con l’appeal più alto, piace al centro e a destra e non dispiace a sinistra, è sufficientemente estraneo alla politica politicante, con un po’ di fantasia si può chiamarlo un outsider. Possiede il carisma del manager moderno, la sua immagine si confonde con le storie italiane di successo, come la Ferrari. Soprattutto i sondaggi, stavolta seri, lo danno come il più accreditato sfidante di Berlusconi, quello che la gente pensa abbia più possibilità di batterlo alle elezioni.

Molto di recente, il 13 luglio, l’Espresso ha lanciato un nuovo sondaggio per la serie: chi ci sarà dopo Silvio? e Montezemolo, puntualmente, si è piazzato primo: hanno risposto, fino alle 15 del 22 luglio, più di 6 mila lettori del settimanale, in testa c’è Montezemolo, con 1.320 preferenze, cioè più del 20%, seguito da Draghi, che ne ha raccolto 1.162. Seguono, con forte distacco, Bruno Tabacci, con 562, Tremonti con 127, Beppe Pisanu con 125.

In un precedente sondaggio lanciato a novembre 2009 dal sito dell’Espresso su 300 mila contatti, ben un terzo dei partecipanti lo indicava come futuro premier e anche facendo la tara ad amici e sostenitori che possono avere peccato di voto multiplo, sono numeri impressionanti.

Montezemolo non è ancora uscito allo scoperto: a Santa Margherita Ligure ha sostenuto la necessità che gli imprenditori si impegnino di più in politica, più o meno facendo capire che l’attuale classe politica ha fatto il suo tempo. Ma la “discesa in campo” per ora non è stata annunciata.

Montezemolo osserva i movimenti al centro, l’evoluzione dei rapporti tra i vari Casini, Rutelli ecc. ma è prudente, il rischio di essere bruciato è troppo alto e la fine della legislatura è ancora lontano. E non ha un partito alle spalle che lo sostenga: in genere è un handicap, ma chissà che al momento giusto non possa divenire un punto di forza. Il personaggio, poi, è di quelli per i quali ci si chiede sempre cosa farà da grande. Esaurite le numerose esperienze manageriali che gli hanno fornito l’attuale notorietà e apprezzamento (c’è stato un momento in cui assommava più cariche presidenziali di una collana) sembra naturalmente destinato ad un incarico di grande valore. La presidenza del Consiglio sarebbe il compimento di una carriera esaltante: nell’epoca della personalizzazione esasperata in politica, il suo curriculum è un viatico non trascurabile.