Chiriaco “mafioso per gioco”. Zaccai “rapito dai trans”. Due campioni dello show

Pubblicato il 16 Luglio 2010 - 15:01| Aggiornato il 21 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA

Pier Paolo Zaccai

Un gentiluomo di altri tempi, tempi sepolti, avrebbe detto: “Facce di bronzo”. Non rende l’idea, sminuisce la prestazione. Un contemporaneo sboccato, non senza una punta di amarognola ammirazione, direbbe: “Che paraculi”. Non rende l’idea, sminuisce la capacità di inventiva. Un moralista condannerebbe, un regista di reality show correrebbe a scritturarli, un sociologo ci fonderebbe sopra una tesi, anzi una cattedra, di nuovi comportamenti. Come che sia, Carlo Antonio Chiriaco e Pier Paolo Zaccai sono entrambi una mirabile fusione di antico e moderno, un matrimonio riuscito di bugia recitata, di show della menzogna. Sono artisti del genere, cui va tributato applauso per l’interpretazione e la brillantezza dell’esecuzione.

Carlo Antonio Chiriaco fa da tempo il direttore della Asl di Pavia. Come ci sia arrivato è storia interessante ma è un’altra storia. Aveva alle spalle, anzi sulle spalle un paio di guai giudiziari, chiamiamoli così, ma è stato nominato lo stesso manager, manager dei soldi pubblici della pubblica Sanità. Da manager aveva contatti con tanta gente, tra cui anche uomini di ndrangheta in quel di Lombardia. Insieme si occupavano di raccogliere voti e di portarli ai candidati amici. Risulta tutto senza ombra di dubbio dalle indagini, è agli atti della inchiesta condotta dalla Procura di Milano. Non solo, Carlo Antonio Chiriaco spiegava a viva voce ai suoi contatti che sì, lui era “una risorsa inesauribile della ndrangheta lombarda” come lo definivano appunto quelli della suddetta ndrangheta. E qui arriva il colpo di genio. Che fa Chiriaco una volta investito dalle indagine e accuse? Confessa. A suo modo. Confessa che fin da bambino “giocava a fare il mafioso”. Gli piaceva dichiararsi tale, comportarsi come se…Era per lui una sorte di ossessione compulsiva. Ci faceva ma non ci era. Trova anche degli avvocati disposti a recapitare agli inquirenti questa “linea difensiva”. Insomma fa il matto o, come si diceva una volta, “lo scemo per non andare in guerra”. Sublime l’idea della “malattia” del mafioso, del “sonnambulo” del crimine organizzato. Lui passava di là, ma mica ci era andato di sua volontà.

Anche Pier Paolo Zaccai passava di là. Stavolta siamo a Roma e Pier Paolo è consigliere provinciale del Pdl. Uomo di destra, destra forte e dura. A casa foto in mimetica e foto con il Papa. In piazza duri comizi contro l’immoralità e i nemici della famiglia. Una sera si affaccia sul balcone, non quello di Piazza Venezia, ma quello di casa “Paloma”. Paloma è un  trans. Su quel balcone Pier Paolo è, come si dice “strafatto”, urla e grida. Scappano i trans, non era uno solo, e arriva la polizia. Pier Paolo va in ospedale ma non si sottopone al test che misura se e quanta cocaina hai sniffato. La storiella fa un certo effetti in città, lo sospendono dal partito. Lui ci pensa sopra qualche giorno e poi piazza si Youtube la sua meravigliosa versione dei fatti: “Mi hanno picchiato, sono una vittima” e mostra le ferite del corpo e dell’ anima. Bravissimo anche lui, regge il confronto a distanza con il lombardo Chiriaco. Ecco infatti come è andata secondo Zaccai-Youtube: finito a sua insaputa nella casa di Paloma, veniva da questi e altri suoi sodali picchiato, quasi torturato e drogato a forza, coraggiosamente e virilmente si liberava e raggiungeva il balcone sventando il losco piano di…Di che cosa bene non si sa ma non importa. Un ricatto? Può essere. Come può essere anche molte altre cose. Ma una cosa è sicura, anche se Zaccai la “cancella”: lui da Paloma ci era andato e ci andava. Sublime comunque l’idea di Zaccai, chiaramente suggerita dal suo racconto: il maschio vero, puro e intero rapito dai trans.

Facce di bronzo, paraculi? No, due normali uomini del ceto dirigente. Due “quadri” dotati di spirito di inventiva e creatività. Loro sì che non si perdono in un bicchier d’acqua.