Sanità: troppi ricoveri inutili, troppi giorni in ospedale prima di un intervento

Pubblicato il 3 Dicembre 2010 - 19:59 OLTRE 6 MESI FA

Troppi giorni in ospedale prima di un intervento programmato. O troppe degenze in reparti di chirurgia senza che poi si arrivi effettivamente all’intervento. Sono alcune delle criticità, concentrate in particolare nelle Regioni del Sud, su cui sono puntati i riflettori della commissione d’inchiesta sull’efficacia e l’efficienza del Servizio Sanitario nazionale, guidata da Ignazio Marino, che ha aperto un apposito filone d’inchiesta proprio per valutare l’efficienza e l’appropriatezza delle aziende sanitarie italiane.

E proprio nelle chirurgie ”soprattutto in alcune Regioni” si concentrano i ricoveri inappropriati, come emerso dall’analisi dei dati raccolti in tutti Italia, attraverso ”34 indicatori”, come afferma lo stesso senatore del Pd. Per gli interventi programmati, ad esempio per ”un’ernia inguinale decisa dai 6 mesi – spiega Marino – basterebbe entrare in ospedale la mattina stessa dell’intervento molto presto, perché gli altri accertamenti si possono facilmente fare in ambulatorio”. Invece, ”si trova, soprattutto nelle Regioni del Sud, l’abitudine a ricoverare i pazienti anche con alcuni giorni di anticipo”, arrivando a spendere almeno ”800 euro se non di più per paziente” che potrebbero tranquillamente ”essere risparmiati”.

La Regione più virtuosa è il Friuli Venezia Giulia, che ricovera in media meno di un giorno prima (0,7), seguita da Piemonte e Toscana (con 1,09 e 1,39), mentre in Lazio e Molise un paziente è chiamato in ospedale mediamente con più di due giorni di anticipo rispetto alla data dell’intervento (rispettivamente 2,24 e 2,33).

E non va meglio per la percentuale di pazienti che viene ricoverata in reparti di chirurgia senza poi essere effettivamente operato. Anche in questo caso ”c’è  uno spreco di risorse pubbliche, perche’ le chirurgie sono reparti più costosi perche hanno attrezzature più complesse”. Certo, aggiunge Marino, ”è un settore in cui non si può raggiungere il 100% perché possono essere diversi i motivi per cui poi non si arriva effettivamente all’intervento”. Ma il tasso di ”drg medici di pazienti dimessi da reparti chirurgici dovrebbe attestarsi intorno al 20%”.

Invece in Campania e Calabria è più del doppio (il 44,5% e il 41,6% delle dimissioni), così come vengono dimessi senza intervento più di tre pazienti su dieci in Sicilia e Molise e Puglia (rispettivamente il 37,8, il 36,4 e il 32,7 per cento). Ma ci sono anche performance virtuose, come quelle dell’Emilia Romagna (16,8%), Piemonte (15,5%) e Toscana (17,9%). Questi dati, conclude Marino, ”dimostrano che c’è ancora tanto da fare sul modo in cui si usano le risorse del servizio pubblico”.